CASERTA. Meno di due anni fa lo stabilimento casertano veniva indicato dal “ Sole 24 ore” tra le dieci eccellenze imprenditoriali campane . La FIREMA si qualificava infatti per punti di forza ritenuti essenziali dai teorici dell’economia ultraliberista, ovvero ricerca tecnologica ed impianti all’avanguardia, maestranze a elevata specializzazione e buon clima di relazioni sindacali. Di converso il “core business” dell’Azienda era ed è orientato verso un segmento di mercato, quello della progettazione, produzione e riparazione di motrici e vagoni ferroviari, di grande prospettiva sul medio-lungo periodo, sia per lo sviluppo in atto della rete locale che per il mercato estero per realtà, come la Firema, in grado di assicurare un prodotto di qualità. Le commesse non sono infatti mai mancate. Appare così rovesciata, per l’Azienda casertana, la tesi dei cantori del “pensiero unico” quando, dovendo giustificare la chiusura di tante realtà produttive, ci spiegano, con la freddezza di chi ha la pancia piena, che la tale azienda non regge il mercato o che, il clima sindacale non consente una adeguata produttività. Se dunque i processi avvengono senza regole condivise e trasparenti, ma spesso con le carte truccate da dati o principi non discutibili, e soprattutto senza che chi ha la responsabilità paghi mai, è necessario comprendere perché la Firema corre il rischio di chiudere, dopo oltre 80 anni di attività, pur essendo una realtà sana e produttiva. L’azienda, come peraltro ben evidenziato dall’Amm.re Avv. Staiano e dai Sindacati, è colpita da una crisi finanziaria , meglio ancora di liquidità , in quanto col precedente management ha incamerato anticipi su treni da produrre, con penali già scattate, e col rischio, pertanto, che le commesse risultino in perdita. Il laccio al collo deriva soprattutto dalla cessione di crediti ad altre aziende partners, circostanza che, in pratica, si traduce nel paradosso che Firema produce ma non incamera profitto. La ciliegina sulla torta è stata posta dalla Regione Campania che ha bloccato per tagli di bilancio (non si possono tagliare gli sprechi ma si possono cancellare 500 famiglie)importanti ordini, strategici non solo per il futuro della Firema ma anche per lo sviluppo della nostra Regione. Si profila così il paradosso di questo “turbocapitalismo”, ovvero un mercato sempre più preda dalla speculazione finanziaria e sempre meno orientata alla produzione industriale, cioè sempre meno alla creazione di vera ricchezza. Naturalmente, come sempre, anche nel nostro caso tutti i responsabili, il manager Ansaldo, Firema, alti consulenti, ecc., continueranno le loro ben pagate attività, mentre i lavoratori sono sul lastrico a chiedersi sbigottiti come possa collassare una fabbrica all’avanguardia . In altri tempi (non così lontani e non certo idilliaci, ma con maggior senso dello stato e più decenza) tutti i livelli istituzionali locali sarebbero insorti. E poiché la FIREMA rappresenta, per dimensioni e potenzialità, forse l’ultima realtà produttiva della nostra provincia scampata alla colossale speculazione della “new economy” e alla indifferenza della “ nuova politica”, risulta scandalosa in questa vicenda l’assenza delle istituzioni al di là degli scontati passaggi. L’Assessore regionale, titolare della questione, risulta “scomparso”, mentre gravissima è la sostanziale indifferenza della Giunta Regionale ed un penoso intervallo appaiono gli incontri romani. In realtà , al di là delle azioni e proteste del Sindacato e delle forze di opposizione, i veri titolari dell’Agenda risultano inattivi, quasi rassegnati all’ennesima sconfitta di una Regione dove tutti (in particolare le imprese del nord con ben altri pirateschi sponsor) vengono a prendere ma dove nessuno (pensiamo al Governo) viene a dare . Eppure l’esempio della Regione Basilicata , che si è mobilitata compatta senza dividersi tra forze politiche , individuando nella Presidenza del Consiglio e nel Ministero dello sviluppo economico le controparti essenziali, dovrebbe illuminarci nel capire quale sia la strada corretta per salvare la FIREMA. L’unica concreta possibilità viene infatti da una generale mobilitazione di tutte le forze rappresentative della nostra Comunità. Politica, Sindacato, Associazioni ,mondo produttivo. L’obiettivo è ottenere che il Presidente della Regione Caldoro assuma quella della Firema come questione straordinaria per l’Agenda della Regione Campania, considerata nella sua urgenza e drammaticità, posto che da mesi 500 famiglie sono prive di reddito. Ci piacerebbe che il Presidente Caldoro sentisse il dovere di venire subito a Caserta per riunire i vertici degli Enti locali, i parlamentari nazionali e regionali , il Sindacato e decidere, per una volta tutti insieme, un forte intervento presso il Governo nazionale per una provincia che invece di essere mortificata dalle scemenze di qualche Ministro andrebbe aiutata nella “lotta per la legalità” con i fatti. Il Presidente della Regione dovrebbe assumere il problema non quale esponente di una parte politica ma senza timidezze, con la forza del Presidente di tutti i Campani, dimostrando di saper anche alzare la voce col “suo” governo. Questa urgentissima richiesta parta dalle Istituzioni, per prima dalla Amministrazione Provinciale, dai Sindaci dei Comuni di Caserta, San Nicola la Strada, Recale e San Marco Evangelista. Comprendiamo infatti, al di là della umana condivisione, che il destino di tante famiglie oggi in pericolo ci riguarda, in maniera diretta od indiretta, tutti. Auspichiamo che la nostra classe dirigente faccia il proprio dovere e che per qualche giorno la politica non si dedichi alle future candidature, alle presidenze di Enti o al gossip, ma ai problemi della gente. Svegliamoci tutti, respingiamo la filosofia truffaldina che si cela dietro il famoso acronimo TINA “there is no alternative” che la Signora Thatcher enunciò per giustificare un mercato che poteva prescindere dall’uomo, dal territorio, dal diritto. L’alternativa c’è, è quella di respingere le mistificazioni e riprendere in mano il nostro futuro, sentirci parte di una Comunità che ha bisogno del lavoro della FIREMA ma anche di politica vera e pulita e di imprenditori che sostituiscano i tanti speculatori. Carta 48 propone valutazioni e comportamenti coerenti con quei principi che, mai come in tema di lavoro e dignità umana, la nostra Costituzione afferma. In questa cifra la nostra solidarietà ai lavoratori in lotta della Firema e di tutte le altre realtà produttive e l’appello che lanciamo con questo nostro intervento alle Istituzioni locali e ai Parlamentari della Provincia perché ottengano l’avvio di un tavolo di confronto, qui ed ora, presieduto dal Presidente della Regione Campania.
C.S.