ALIFE. Venerdì 26 Febbraio il Consiglio Comunale di Alife era chiamato a deliberare sull’approvazione della proposta di legge di iniziativa dei consigli comunali e popolare con oggetto “Riconoscimento dell’acqua come bene comune e del servizio idrico integrato come servizio privo di rilevanza economica”. Ebbene, ad inizio di seduta il Sindaco e i consiglieri di maggioranza chiedono il rinvio per “avere il tempo di approfondire la tematica”, proposta che viene approvata, e viene rimandato il tutto al 19 marzo, con un consiglio ad hoc sul tema “privatizzazione”. La proposta portata in consiglio dal gruppo “Leali per Alife”, ha precisato il Consigliere di opposizione Giuseppe Santagata (nella foto), sollecitata dall’associazione “AltraCultura” ha come scopo l’inserimento negli statuti comunali dei comuni dell’ATO di una specifica formulazione che definisca il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Con tale operazione, i comuni dell’ATO hanno la potestà di decidere quale forma gestionale intendono adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica, e, quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un’Azienda speciale consortile da essi costituita. Giudichiamo grave, conclude Santagata, la scelta operata dal Sindaco e dalla maggioranza che su un tema di tale importanza non prendono posizioni rimandando la decisione. E pensare che pochi mesi addietro gli stessi avevano affermato di essere completamente d’accordo sulla proposta. Mistero!!! Noi ribadiamo con forza la contrarietà verso la scelta scellerata del Governo Berlusconi e ci batteremo affinché, oltre al senso di giustizia, non ci sottraggano anche il diritto di disporre dell’acqua quale bene pubblico. Il Codacons ha stimato quanto peserà sulle tasche delle famiglie italiane la privatizzazione dell'acqua. Se nel 2009 una famiglia media italiana spenderà 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi d'acqua, tra 3 anni quella stessa famiglia spenderà in media 348 euro all'anno, con un incremento di 80 euro, pari al +30%. Si determinerà cioè un aumento del costo del servizio a carico dell'utenza, generato dalla necessità per i privati di fornire una attività che sia per loro remunerativa. I consumatori, insomma, finiranno per pagare non solo il costo, ma anche il profitto del privato, che deve necessariamente conseguire un utile dalla fornitura idrica.
Pietro Rossi