 Cari amici di “Corriere del Matese”,  lanciamo un appello per il sostegno del libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio” che
 dà voce a tutti i blogger e giornalisti che subiscono minacce e 
intimidazioni a causa d’inchieste coraggiose, raccontando verità 
inconfessabili. Sono in tanti ad attentare l’opinione libera: la 
criminalità organizzata, sistemi di potere e a volte anche chi 
istituzionalmente dovrebbe tutelarne il corretto esercizio.  Io non taccio racconta
 le storie di giornalisti e blogger che hanno subito minacce perché 
portavano avanti inchieste molto scomode, rischiando la vita come 
inviati di guerra, occupandosi di cronaca, storie di uomini e donne 
semplici, ma dal coraggio straordinario, dove non è raro trovare il 
volto di un lavoratore precario. Un 
appello solenne a coloro che credono nell'informazione libera, che è 
alla base di un paese civile, supplicandovi di dar voce a tutti coloro 
che rischiano la vita raccontando verità scomode, per dimostrare che una
 penna è più forte di una pistola e dare solidarietà a chi ha subito 
minacce di morte e aggressioni fisiche perché “doveva farsi  i fatti 
suoi”, a chi deve fronteggiare azioni giudiziarie del potente di turno, a
 chi lavora nei giornali di provincia senza nessun tipo di protezione, a
 chi ha perso la vita pur di risvegliare con l’informazione la coscienza
 collettiva. Per chi desidera il libro 
per una recensione, per approfondire e/o desidera organizzare 
presentazioni, siamo a disposizione per l’invio della coppia omaggio.
Cari amici di “Corriere del Matese”,  lanciamo un appello per il sostegno del libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio” che
 dà voce a tutti i blogger e giornalisti che subiscono minacce e 
intimidazioni a causa d’inchieste coraggiose, raccontando verità 
inconfessabili. Sono in tanti ad attentare l’opinione libera: la 
criminalità organizzata, sistemi di potere e a volte anche chi 
istituzionalmente dovrebbe tutelarne il corretto esercizio.  Io non taccio racconta
 le storie di giornalisti e blogger che hanno subito minacce perché 
portavano avanti inchieste molto scomode, rischiando la vita come 
inviati di guerra, occupandosi di cronaca, storie di uomini e donne 
semplici, ma dal coraggio straordinario, dove non è raro trovare il 
volto di un lavoratore precario. Un 
appello solenne a coloro che credono nell'informazione libera, che è 
alla base di un paese civile, supplicandovi di dar voce a tutti coloro 
che rischiano la vita raccontando verità scomode, per dimostrare che una
 penna è più forte di una pistola e dare solidarietà a chi ha subito 
minacce di morte e aggressioni fisiche perché “doveva farsi  i fatti 
suoi”, a chi deve fronteggiare azioni giudiziarie del potente di turno, a
 chi lavora nei giornali di provincia senza nessun tipo di protezione, a
 chi ha perso la vita pur di risvegliare con l’informazione la coscienza
 collettiva. Per chi desidera il libro 
per una recensione, per approfondire e/o desidera organizzare 
presentazioni, siamo a disposizione per l’invio della coppia omaggio.
Io non taccio – L’Italia dell’informazione che dà fastidio
Edizioni Cento Autori
ISBN 978-88-6872-034-6
Collana Fatti & Misfatti
Pagine 224
Pagina ufficiale del libro: http://centoautori.com/io-non-taccio/
Trama del libro
Sono
 centinaia i giornalisti e i blogger che, ogni anno, subiscono minacce e
 intimidazioni in Italia, a causa di inchieste coraggiose, che senza 
censure raccontano di verità scomode, spesso inconfessabili. Ad 
attentare a quello che resta uno dei diritti fondamentali della nostra 
democrazia – la libertà d’informazione – non è solo la criminalità 
organizzata, ma anche chi, istituzionalmente, dovrebbe tutelarne il 
corretto esercizio. Otto storie, raccontate in prima persona da chi è 
stato vittima del prepotente di turno, tratteggiano i confini di un 
Paese, che da Nord a Sud, resta ancora lontano dal potersi definire 
realmente civile. Otto voci, dietro le quali non è raro trovare il volto
 di un lavoratore precario, raccontano di un’Italia sconosciuta ai più, 
dove un giornalista può rischiare la vita all’identica stregua 
dell’inviato spedito su un fronte di guerra. Un Paese che indigna, ma 
che è necessario conoscere anche da questa prospettiva, se lo si vuole 
realmente cambiare. Se ancora crediamo che la libertà d’informazione sia
 un diritto e non una concessione.