
1.000  donne e 2.000 bambini continuano a morire ogni giorno per complicazioni  al momento del parto, facilmente evitabili e risolvibili se ad  assistere alla nascita ci fosse anche una sola ostetrica. Ma così non è  ancora per 48 milioni di donne nel mondo, di cui 2 milioni partoriscono  in totale solitudine, senza neanche un familiare.  Sono questi  alcuni dei dati che danno la misura delle abissali distanze che ancora  separano i paesi industrializzati da quelli in via di sviluppo, con la  Norvegia in cima alla classifica delle nazioni dove mamme e bambini  stanno meglio e l’Afganistan all’ultimo posto nel mondo per benessere  materno-infantile, secondo l’Indice delle Madri diffuso da Save the  Children all’interno al 12esimo Rapporto sullo Stato delle Madri nel  Mondo (1) .  Alla pubblicazione, che tradizionalmente viene  diffusa alla vigilia della festa della mamma per fare il punto sulla  condizione delle madri e dei bambini nel mondo, quest’anno Save the  Children affianca anche la ricerca Piccole mamme, un’analisi sulle madri  teen ager in Italia.   “A guardare i dati e le classifiche si  rischia di farsi prendere dallo sconforto perché, da un anno all'altro,  la scala di alcuni problemi rimane grande soprattutto in molti paesi  subsahariani e asiatici - per esempio Niger, Chad, Eritrea, Sudan,  Afganistan, Yemen - dove l'esperienza della maternità e della nascita  restano una sfida, a volte mortale, per madre e bambino. E anche  guardando a casa nostra non si può nascondere una certa preoccupazione  nel vederci scivolare nell’Indice delle Madri stilato da Save the  Children dal 17esimo al 21esimo posto fra i paesi industrializzati per  benessere materno-infantile, con alcuni indicatori - come la presenza  delle donne in parlamento o il ricorso alla contraccezione - che ci  vedono al di sotto di alcune nazioni in via di sviluppo”, commenta  Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia.  “Tuttavia,  lo sconforto si deve trasformare in azione, per contribuire a risolvere  questi grandi problemi perché - come Save the Children cerca di  dimostrare attraverso la campagna Every One - esistono soluzioni a basso  costo, semplici e sperimentate per garantire la salute delle madri  prima, durante e dopo il parto e abbattere quindi la mortalità materna e  infantile sia al momento della nascita che nei primi mesi e anni di  vita del bambino”.   Dal 4 al 25 maggio è di nuovo possibile  contribuire alla campagna Every One per dire basta alla mortalità  infantile, donando 1 euro con un sms al 45599 da cellulare personale  TIM, Vodafone, Wind, 3, Coopvoce e Tiscali. 2 o 5 € chiamando lo stesso  numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb, Teletu e  Tiscali. Con i fondi raccolti Save the Children continuerà a sostenere  programmi di salute e nutrizione nei 36 paesi in cui si sta dispiegando  la campagna, in 6 dei quali – Egitto, Etiopia, Mozambico, Malawi, Nepal,  India – i programmi sono direttamente sostenuti da Save the Children  Italia.   Con Every One, Save the Children si sta impegnando  concretamente a salvare 2 milioni e 500.000 bambini entro il 2015, a  raggiungere con programmi di salute e nutrizione circa 50 milioni di  donne in età fertile e bambini, e a mobilitare 60 milioni di sostenitori  in tutto il mondo.  Si stimano in 48 milioni le donne che ogni  anno partoriscono senza alcuna assistenza professionale e magari senza  aver ricevuto alcun controllo durante il puerperio. 2 milioni (2) di  esse mettono al mondo il proprio bambino completamente da sole, sia per  l’assenza o la non accessibilità delle strutture sanitarie, sia anche a  causa del divieto – dettato da ragioni culturali e religiose – di  chiedere aiuto a persone esterne o di uscire di casa per recarsi in  strutture sanitarie. Le percentuali più alte di parti “solitari” si  registrano in Nigeria, dove 1 donna su 5 partorisce da sola.   A  fronte di ciò sono 358.000 ogni anno nel mondo le donne che perdono la  vita in conseguenza della gravidanza o del parto (per emorragie per  esempio) e circa 800.000 i bambini che muoiono alla nascita (per esempio  per difficoltà respiratorie, asfissia o sepsi). Ad essi si aggiungono  coloro che perdono la vita entro il primo mese, per un totale di oltre 3  milioni di morti nel breve arco di tempo che va dalla nascita al  trentesimo giorno. Nella gran parte, sia per le madri che per i neonati,  si tratta di morti per complicazioni e patologie prevenibili e  curabili.   In totale sono 8.1 milioni ogni anno le morti  infantili, cioè che sopraggiungono entro il quinto anno di vita: a  causare la morte di chi è riuscito a sopravvivere alla nascita e ai  primi mesi, sono nella maggior parte dei casi malattie come polmonite,  diarrea, malaria, evitabili e curabili.   “Save the Children ha  calcolato che se tutti i parti avvenissero in presenza di ostetriche o  di personale sanitario con competenze analoghe, ogni anno si potrebbe  salvare la vita di 1.3 milioni di neonati e di decine di migliaia di  donne. Così come altri milioni di morti infantili dovute a malattie  ormai debellate nei paesi industrializzati, potrebbero essere evitate  con semplici ed economiche misure, dall’allattamento esclusivo al seno,  ai vaccini, all'utilizzo tempestivo di un antibiotico o sali  reidratanti. E' inaccettabile che nel XXI secolo un bambino possa morire  ancora per una diarrea o una polmonite ”, prosegue Valerio Neri.  Ma  così è tuttora per esempio in Afganistan, Niger, Guinea Bissau, Yemen,  Chad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica  Centro Africana: i 10 paesi dove i livelli di salute materno-infantile e  le condizioni di madri e bambini sono i peggiori al mondo, secondo  l'Indice delle Madri contenuto nel 12esimo Rapporto sullo Stato delle  Madri del Mondo di Save the Children. Una graduatoria del benessere  materno-infantile nei 164 paesi presi in esame nel rapporto, stilata  sulla base di vari parametri: dagli indici di mortalità infantile e  materna, all'accesso delle donne alla contraccezione, dal livello di  istruzione femminile e di partecipazione delle donne alla vita politica,  ai tassi di iscrizione dei bambini a scuola (3) . All'estremo  opposto della classifica – al top – i 10 paesi dove il benessere di  madri e bambini è massimo: Norvegia, Australia, Islanda, Svezia,  Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Francia.  La  distanza fra la prima della lista – la Norvegia – e l’ultimo paese in  graduatoria, l’Afganistan, è abissale: in Norvegia ogni parto avviene in  presenza di personale qualificato mentre in Afganistan questo accade  solo nel 16% dei parti. Una donna norvegese in media studia per 18 anni e  vive fino a 83. L’83% delle donne norvegesi fa uso di contraccettivi e 1  su 175 perderà il proprio bambino prima che compia 5 anni. All’estremo  opposto, una donna afgana studia per meno di 5 anni e vive mediamente  fino a 45. Meno del 16% di donne ricorre alla contraccezione, 1 bambino  ogni 5 muore prima di arrivare al quinto anno di età il che significa  che ogni donna, in Afganistan, va incontro alla perdita di un figlio  nell’arco della sua vita. Prendendo in esame altri paesi in fondo  alla classifica, i confronti non sono meno drammatici: 1 donna ogni 14  in Chad e Somalia rischia di morire durante la gravidanza o il parto. In  Italia il rischio di mortalità materna è inferiore a 1 donna ogni  15.000.  In Qatar, Arabia Saudita e Isole Solomon non c’è nessuna  donna in parlamento, mentre in Svezia quasi la metà dei posti in  parlamento è occupata da donne. Venendo alla condizione dei bambini:  in Somalia 2 su 3 non sono iscritti alla scuola primaria. In Italia,  Francia, Spagna e Svezia la maggioranza dei bambini frequenta tutti gli  ordini scolastici a partire dalla scuola materna. 1 bambino su 5 non  arriva a compiere il suo quinto compleanno in Afganistan, Chad e  Repubblica Democratica del Congo. In Finlandia, Grecia, Islanda,  Giappone, Lussemburgo, Norvegia, Singapore, Slovenia e Svezia, solo 1  bambino ogni 333 muore prima dei 5 anni. “Nel 2000 il mondo si è  impegnato a raggiungere il IV e V Obiettivo di Sviluppo del Millennio  entro il 2015 e debellare la mortalità materno-infantile”, spiega ancora  Valerio Neri. “Gli attuali trend indicano che almeno per alcuni paesi  questo obiettivo appare molto lontano. Tuttavia noi sappiamo che la  sfida si può vincere, quindi non ci sono scuse o alibi alla non azione”.  “Bisogna  agire a più livelli: è necessario che i sistemi sanitari nazionali dei  paesi in via di sviluppo si dotino di più operatori sanitari, inclusi i  volontari comunitari per la salute che svolgono un compito fondamentale  soprattutto nelle aree più remote e rurali. Si stima che siano necessari  altri 3.5 milioni di operatori sanitari per raggiungere gli obiettivi 4  e 5. È poi necessario che gli stati donatori, compresa l’Italia, non  solo continuino ad assicurare i finanziamenti promessi a sostegno della  salute materno-infantile ma incrementino il volume degli aiuti.  Diversamente questa battaglia non potrà essere vinta entro il 2015. È  infine necessario che i cittadini e le opinioni pubbliche continuino a  vigilare sui propri governi affinché mantengano le promesse”.  L’ Italia scende nella classifica del benessere materno-infantile. Oltre 10.000 “piccole mamme” L’Italia  - nel confronto fra zona alta e la zona bassa dell’Indice delle Madri -  “quest’anno non è nel gruppo di testa e neanche più nella seconda fila,  perché dal 17esimo posto è scesa al 21esimo” spiega Raffaela Milano,  Responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children. “La discesa  di qualche posizione non è confortante perché riguarda soprattutto i  parametri relativi alla condizione della donna e al suo ruolo e  riconoscimento sociale. Risulta per esempio in flessione la percentuale  delle donne sedute in parlamento (20%) a fronte di percentuali più alte  in paesi come lo stesso Afganistan (28%), Burundi (36%), Mozambico  (39%). Stabili appaiono altri indicatori, come quello sull’utilizzo  della contraccezione che coinvolge il 41% delle donne italiane. Una  percentuale inferiore a quella di paesi come Botswana (42%) Zimbabwe  (58%), o ancora Egitto (58%) e Tunisia (52%), e molto distante dall’82%  della Norvegia”.  “All’interno dell’universo donne e madri ci sono  poi delle realtà di maggiore vulnerabilità, bisognose di speciale aiuto  e attenzione, quali ad esempio le mamme adolescenti, su cui quest’anno  Save the Children ha voluto realizzare la ricerca Piccole mamme”, spiega  ancora Raffaela Milano. La ricerca è stata condotta grazie al  coinvolgimento di tre organizzazioni non profit impegnate nella tutela  delle mamme: CAF Onlus di Milano, Il Melograno di Roma, L’Orsa Maggiore  di Napoli. Le mamme teen sono quelle di età compresa fra i 14 e i 19  anni. Sono oltre 10.000 in Italia (4), di cui circa 2500 minorenni: fra  queste ultime il l’82% è costituito da mamme italiane, il restante 18%  da mamme straniere.   Il 71% delle mamme teen risiede nelle  regioni del Mezzogiorno e nelle isole, in particolare in Sicilia,  Puglia, Campania, Sardegna e Calabria: nell’Italia meridionale e nelle  isole i nati da madri minori di 20 anni rappresentano il 3% del totale  delle nascite nell’area a fronte dell1,3% nell’Italia nord orientale e  nord occidentale, dell’1,1% dell’Italia centrale.  Guardando al  rapporto fra mamme teen straniere e italiane in 3 città campione  (Milano, Roma e Napoli), a Milano si rileva una percentuale più  consistente delle prime (pari al 2,62% sul totale delle mamme straniere)  rispetto alle seconde (lo 0,97% sul totale delle madri italiane). Anche  a Roma il rapporto è più sbilanciato a favore delle mamme straniere  (1,82 a fronte dello 0,74 delle madri italiane). A Napoli invece la  situazione si ribalta: la percentuale di madri italiane è più alta  (3,46%) in confronto a quella delle mamme teen non italiane (1,41%).  E’  16-17 anni l'età media in cui le giovani mamme hanno un bambino. Circa  il 60% delle mamme adolescenti ha un marito o un compagno, mediamente  giovane (fra i 18 e i 21 anni). Solo una piccola parte (il 19%) delle  giovani madri ha un lavoro; per quanto riguarda il titolo scolastico,  molte si sono fermate alla scuola dell’obbligo o hanno successivamente  interrotto gli studi.   “Il numero delle mamme adolescenti è  rimasto più o meno costante e contenuto negli anni ma non per questo il  fenomeno può essere ignorato”, spiega Raffaela Milano. “Come emerso  dalla ricerca di Save the Children, le mamme adolescenti sono ragazze  doppiamente vulnerabili, poiché al delicato momento rappresentato  dall’adolescenza si aggiunge l’esperienza della maternità. Il risultato è  spesso un sentirsi impreparate e inadeguate sia a livello emotivo, sia  sociale ed economico. Talvolta poi la gravidanza precoce si inserisce in  un quadro già multiproblematico sia della ragazza che della sua  famiglia di origine. Ne consegue la necessità di costruire intorno alla  giovane mamma e al suo bambino una rete di supporto, da parte dei  servizi sociali e sanitari, prevedendo anche una formazione ad hoc per  gli operatori coinvolti, che tenga conto della provenienza non italiana  di tante di queste mamme e delle particolari dinamiche culturali e  familiari in cui esse vivono”. Inoltre è cruciale operare per un miglioramento della condizione delle madri, di tutte le madri, siano teenager o maggiorenni.  “Come  sottolineato da Save the Children anche in un precedente rapporto sulla  povertà fra le mamme e i bambini che vivono in Italia, il nostro paese  ha un triste primato europeo per il tasso di occupazione femminile: le  donne spesso si trovano di fronte al dilemma tra avere un lavoro e un  figlio. D’altra parte la mancanza di un lavoro per la donna-mamma ha un  impatto diretto sulle condizioni del bambino e contribuisce alla povertà  infantile”, spiega ancora Raffaela Milano.   “È cruciale  invertire la rotta, non solo per garantire un adeguato sostegno alle  mamme più vulnerabili - come le mamme teen - ma per assicurare a tutte  le donne il diritto di vivere la maternità senza subire contraccolpi sul  piano lavorativo e sociale. Per fare questo, è indispensabile un  intervento su più fronti: dalle politiche per l’occupazione a quelle  abitative, dalla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro alla  condivisione di responsabilità con i padri, dall’adeguamento dei servizi  per la prima infanzia al rafforzamento degli interventi domiciliari per  una presa in carico continuativa e personalizzata quando necessario”.  La Campagna Every One: come sostenerla, per essere tutti mamme  Per  contribuire ad Every One dal 4 al 25 maggio sarà possibile donare 1  euro inviando un sms al numero 45599 dai cellulari TIM, Vodafone, Wind,  3, CoopVoce e Tiscali. Inoltre si potrà donare 2 o 5 euro chiamando lo  stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb, Teletu e  Tiscali. Sempre dal 4 al 25 maggio sarà possibile sostenere Every  One in tutti i negozi OVS di Italia. Acquistando una shopper  direttamente alle casse, infatti, si potrà supportare il progetto di  salute materno infantile che Save the Children sta realizzando in  Mozambico. Dal 2 al 28 maggio, infine, si potrà donare per la  campagna di Save the Children in circa 45000 ricevitorie SISAL in tutta  Italia.  I partner della Campagna Sono sempre più numerose le  aziende che hanno deciso di sostenere Every One e di affiancarsi a Save  the Children nella sfida lanciata contro la mortalità infantile: Ace  Europe, ACF Fiorentina, Autostrade per l’Italia, Bonelli Erede  Pappalardo – Studio Legale, Claro Italia, Corio, De Cecco, Fila-GIOTTO,  Gruppo Credem, Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza, OVSindustry,  Procter&Gamble, Sisal. Ad esse si aggiungono tutti gli operatori  telefonici che sostengono Save the Children nella raccolta fondi  attraverso la numerazione unica solidale: TIM, Vodafone, Wind, 3, Coop  Voce, Telecom Italia, Infostrada, Fastweb, Teletu e Tiscali.  Numerosi  anche i partner della Comunicazione: AC&P, Artigrafiche, Daniele  Fiore Photographer, DotNext, Ecoradio, Famiglia Cristiana, Gazzetta  dello Sport, IGPDecaux, INC- Istituto Nazionale per la Comunicazione,  JimJam, LA7, Mediafriends Onlus, Metro, Paofilm, Qrnet, Rai Segretariato  Sociale, Radio Capital, Radio Deejay, Radio Globo, Radio Kiss Kiss,  Radio 24, Roncaglia & Wijkander, Sky, Telesia.  Tutta la rete  La7 sarà a fianco di Every One attraverso i canali La7, La7d e il sito.  In particolare l’8 maggio La7d - il canale digitale di La7 visibile su  canale 29 - celebrerà la Festa della mamma insieme a Save the Children  con uno spot di promo. Dal 9 al 24 maggio inoltre sarà veicolato lo spot  della Campagna Every One su tutta la rete, compreso il web:  approfondimenti sul tema della mortalità-materno infantile saranno  ospitati nei programmi di La7 e sul sito.   I testimonial La  Campagna ha anche il sostegno di un folto gruppo di testimonial: il  Presidente del Senato Renato Schifani, il Ministro Mara Carfagna, l’on.  Giulia Bongiorno, Marco Baldini, Caterina Balivo, Rossella Brescia,  Giobbe Covatta, Roberto Ciufoli, Gaia De Laurentiis, Antonello Dose,  Christiane Filangieri, Fabrizio Frizzi, Jimmy Ghione, Caterina Guzzanti,  Flavio Insinna, Vinicio Marchioni, Alessia Marcuzzi, Valerio  Mastandrea, Fiona May, Carlotta Natoli, Filippo Nigro, Alessia Pieretti,  Marco Presta, Riccardo Rossi, Andrea Sartoretti, Pietro Sermonti,  Margot Sikabonyi, Nicolas Vaporidis e anche la squadra ACF Fiorentina.  La creatività: siamo tutti mamme E’  il claim della campagna pubblicitaria di Every One, la cui idea  creativa porta la firma di Roncaglia & Wijkander. Simbolo della  campagna è un palloncino rosso con scritto “Siamo tutti mamme”,  protagonista di uno spot pubblicitario. I testimonial coinvolti nello  spot (Gaia De Laurentiis, Fabrizio Frizzi, Flavio Insinna, Riccardo  Rossi, Andrea Sartoretti, Caterina Guzzanti, Valerio Mastandrea,  Christiane Filangieri) tengono il palloncino sotto la loro maglia, a  simulare una gravidanza, per dire in questo modo che tutti possiamo  essere mamme e salvare un bambino.   Per consultare i rapporti presentati: www.savethechildren.it/pubblicazioni  Sono disponibili foto in alta definizione e storie di mamme e bambini, nonché le foto dei testimonial.  Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Save the Children Italia, tel. 06.48070023-081-071-001, press@savethechildren.it, www.savethechildren.it  NOTE: 1:  La pubblicazione prende in esame 164 nazioni, 43 industrializzate e 121  in via di sviluppo, mettendo a confronto la condizione di madri e  bambini. Il rapporto fornisce informazioni anche su altri 8 paesi, per 4  dei quali ci sono dati sufficienti a disegnare la condizione dei  bambini.  2: Il dato è una stima di Save the Children sulla base dei  dati forniti da MEASURE DHS (Demographic and Health Surveys) e di  Unicef, The State of the World’s Children 2011. 3: Sono 12 in tutto  gli indicatori considerati e riguardano le donne e i bambini, sia nei  paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Gli indicatori  "materni" vanno a determinare il sotto Indice delle Donne. Essi sono:  rischio di morte materna; percentuale di donne che utilizzano la moderna  contraccezione; aspettativa di vita della donna; anni di studio; stima  del rapporto tra reddito femminile e maschile; tutela della maternità;  presenza di donne nei governi nazionali, percentuale di parti assistiti  da personale specializzato (quest’ ultimo parametro viene preso in esame  solo per i paesi in via di sviluppo). Gli indicatori che attengono  invece alla salute infantile e determinano il sotto Indice dei Bambini  sono: tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni; tasso di iscrizione  alla scuola dell’infanzia; tasso di iscrizione alla scuola primaria;  tasso di bambine iscritte alla scuola primaria in rapporto ai bambini;  tasso di iscrizione alla scuola secondaria; percentuale di bambini sotto  i 5 anni moderatamente o severamente sottopeso (in particolare il tasso  di iscrizione alla scuola primaria, il tasso di iscrizione delle  bambine in rapporto ai bambini e la percentuale dei bambini sottopeso  sono parametri presi in esame solo per i paesi in via di sviluppo). 4: Fonte Istat, 2008.