SESSA AURUNCA. Nemmeno il sindaco Luciano Di Meo (nella foto) si è presentato alla riunione di Consiglio comunale prevista per ieri sera alle ore 18:00. Il Salone dei Quadri, luogo ove si tiene il pubblico consesso, è andato deserto da parte di tutti i consiglieri comunali. Qualcuno ha provveduto a fare la classica “affacciata”, ma subito dopo se l’è filata in punta di piedi per non incorrere nelle ire dei propri alleati. Il motivo di tanto disinteresse general? La nomina del Presidente del Consiglio comunale. Una carica cocente di questi tempi a Sessa Aurunca e su cui non si trovano convergenze nella maggioranza di centrosinistra. O meglio, una convergenza c’era e vedeva l’ex presidente Basilio Vernile ritornare alle sue funzioni su precisa indicazione del Partito Socialista di Gennaro Oliviero, partito a cui spettava la nomina stante gli accordi interpartitici intercorsi all’inizio del mese di agosto. Il capogruppo regionale non aveva fatto i classici conti con l’oste e, dopo la prima votazione in Assemblea, Vernile si è dimesso dall’incarico. Lo stesso ha ritenuto opportuno procedere in tal modo in quanto si reputerebbe estraneo all’ambito amministrativo dallo scorso 15 dicembre, data in cui si dimise la prima volta dall’incarico e data in cui il Consiglio comunale non rigetto le dimissioni come aveva richiesto il capogruppo del Popolo delle Libertà Giuseppe Loffredo. In quell’occasione il capogruppo dei democratici, Marco Passaretta, motivò la decisione per motivi politici interni alla compagine di maggioranza. Da allora Vernile si spostò tra i banchi di opposizione insieme a Bartolomeo Festa (ex Udeur) ed a Emilio Pecunioso (ex SDI) in un gruppo di indipendenti. La mancata convergenza su Vernile avrebbe acceso anche i mal di pancia democratici, usciti con le ossa rotte dal nuovo assetto amministrativo che vede tre assessori a “Liberi e Forti” del capogruppo Simone Capezzuto, due assessori più il presidente del Consiglio al Partito socialista di Oliviero e due assessori in mano al sindaco Di Meo (che potrà decidere autonomamente in merito). Tra i democratici ci sarebbe chi grida allo scandalo, visto che il sodalizio è l’unico partito da sempre al fianco del primo cittadino senza se e senza ma, e che è pronto a far saltare gli accordi in nome della Realpolitik. Un pandemonio che spiega i motivi dell’assenza dal Salone dei Quadri e su cui Loffredo (Pdl) ha avuto poche parole lapidarie a nome del proprio partito: “Mi vergogno di essere sessano in questo momento”. Infine, si deve annotare che l’appuntamento era fissato in un primo momento per il 25 del mese, ma per impegni del vicepresidente della pubblica assise Pasqualino Rocco(formalmente in carica) si è dovuto procrastinare la seduta alla giornata di ieri, senza esito positivo tra l’altro.
Elio Romano