CASERTA - ‘Decreto
Sostegno, misura insufficiente come i provvedimenti che lo hanno preceduto’.
Così il presidente provinciale di Confcommercio Caserta, Lucio Sindaco (nella foto),
alla vigilia dell’approdo in Consiglio dei Ministri della bozza del decreto che
dovrebbe introdurre i nuovi ristori per le imprese e l’economia. ‘Chiediamo una
rivisitazione del testo – annuncia il presidente – affinché vengano introdotte
agevolazioni che tengano realmente in considerazione le esigenze degli
imprenditori, degli artigiani e degli operatori del commercio e garantiscano
una ripresa rapida dell’economia. Troppo restrittivi i criteri di assegnazione
degli indennizzi a fondo perduto stabiliti infatti dal nuovo decreto. Non concordiamo
per esempio sulla decisione di prevedere ristori solo per le attività che hanno
registrato perdite minime di fatturato del 33%, bisogna inglobare, a nostro
avviso, anche tutte quelle realtà che hanno avuto perdite fino al 20%. La
situazione è drammatica. Il trenta per cento delle attività rischia di non
poter riaprire con conseguenze inimmaginabili sul piano occupazionale oltre che
economico e commerciale’. Poi un riferimento a tre dei settori più colpiti
durante quest’anno di pandemia: la ristorazione, gli eventi e la moda. ‘E’
impensabile che queste attività, che forse più di altre vivono di stagionalità,
debbano continuare a pagare le tasse, i canoni di locazione, le imposte locali
(come la Tari o l’occupazione di suolo pubblico giusto per citare le più note),
i fornitori e persino le bollette malgrado le perdite di fatturato – anche del
settanta per cento – subite negli ultimi dodici mesi’. Infine una richiesta di
chiarimento sui dati che avrebbero giustificato il ritorno in zona rossa: ‘Nessuno
ci ha ancora spiegato – fa notare il presidente Sindaco – perché si sia reso
necessario chiudere i locali di barbieri e parrucchieri, nei quali ci si reca
su prenotazione, oppure negozi di scarpe e abbigliamento che difficilmente
ospitano più di dieci clienti in una intera giornata. Qualcuno dovrebbe
chiarire il nesso, se esiste, tra l’incremento dei contagi e l’apertura di
queste attività. Chiudendo tutto, in modo indiscriminato, si rischia soltanto
di penalizzare ancora una volta chi rispetta le regole, alimentando invece il
lavoro nero’.
Pietro
Rossi