01 novembre 2019

CHRISTIANA RUGGERI ALLA FELTRINELLI PER PRESENTARE IL SUO ULTIMO LIBRO


CASERTA - “Greta e il pianeta da salvare”, il libro scritto dalla giornalista del TG2 Christiana Ruggeri ( nella foto) per sensibilizzare i bambini a rispettare la Terra nella loro quotidianità, sarà presentato per la prima volta a Caserta, presso la Feltrinelli Librerie (Corso Trieste 154/156), venerdì 8 novembre 2019 alle ore 17:30. All’incontro con l’Autrice interverranno Raffaele Lauria, responsabile WWF OA Caserta, e Matteo Palmisani, delegato LIPU Caserta, con la partecipazione di #FridaysForFuture Caserta. In libreria dal 27 settembre, in occasione dello sciopero mondiale per il clima, #GlobalClimateStrike, è il primo testo illustrato dedicato a Greta Thunberg, la giovane paladina della lotta ai cambiamenti climatici che qui diventa un’alunna della scuola primaria: per ispirare i suoi coetanei a diventare #GreenHeroes, supereroi per la Terra. Protagonisti di semplici gesti ecologici per migliorare il loro futuro: dal riciclo all’elettricità, dall’acqua all’aria, fino al supermercato. Poiché “non c’è un pianeta B”, occorre arricchire la squadra di bambini lettori che amano la natura, l’#EarthBookTeam: per diventare eco-eroi a servizio del Pianeta, che ha un bel febbrone a causa dell’inquinamento. Questa sfida verde, con un percorso che accompagna lo studente durante l'intero anno scolastico, ha il suo gran finale nel progetto #UnAlberoUnaScuola, perché avere un amico “con le radici piantate a terra” significa combattere lo smog dell’aria che respiriamo. Per visualizzare l’argomento e coinvolgere maggiormente i bambini, è stata creata una ‘wordcloud’ a forma di albero con le parole chiave del libro. Il testo è ecologico, con carta certificata FSC (Forest Stewardship Council), ha la copertina di scarti di mais e utilizza inchiostri a base vegetale. Le illustrazioni sono di Ilaria Perversi ed è pubblicato da Glifo Edizioni (sul sito: http://www.glifo.com/it/shop/75-christiana-ruggeri-ilaria-perversi-greta-e-il-pianeta-da-salvare). Per entrare nella “Squadra del Libro per la Terra”, acquistare il testo e organizzare incontri ed eventi ci sono varie opzioni: andare in libreria, scrivere all’email EarthBookTeam@gmail.com per qualsiasi info (mamme, papà e scuole) e ordini; seguire la pagina Facebook Earth Book Team, La squadra del libro per la terra (https://facebook.com/EarthBookTeam/), dedicata al libro e al suo progetto #UnAlberoUnaScuola, oltre a tanti consigli green, sempre aggiornati. Oltre ad essere accolto nelle campagne nazionali #IoLeggoPerché dell’AIE e “Libriamoci: giornate di lettura nella scuola” del MiBACT , dal 19-20 ottobre il libro è stato al BookPride di Genova. Tra le prossime presentazioni: il 14 novembre a Torino, nella sala conferenze di un Termovalorizzatore; il 21 novembre, Giornata nazionale degli Alberi, alla Feltrinelli Galleria Sordi di Roma; ad aprile, per la 50° Giornata mondiale della Terra, al Galoppatoio di Villa Borghese a Roma per Il Villaggio per la Terra.
Pietro Rossi


Cresce l'alimentare al Sud. Fatturato aumentato più nel Mezzogiorno che nel resto del Paese. Ora la scommessa è sull'export.


SALERNO Il rapporto di Ismea in collaborazione con Cibus e Federalimentare mostra una fotografia del food & beverage nel Mezzogiorno. Sempre più dinamico il comparto agroalimentare in Campania. Le imprese agricole sono 61.951 e le industrie dell’alimentare 8.755 (dati Ismea 2018). È quanto emerge dal Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, presentato oggi da ISMEAFiere di Parma e Federalimentare presso l’Università degli Studi di Salerno. Lo studio evidenzia come i recenti mutamenti dello scenario globale abbiano sostenuto una crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare, grazie a una ritrovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale, che ha spinto l’export agroalimentare del Sud a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018. Nel Mezzogiorno, nonostante il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, il permanere di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da imprese medio-piccole e, più in generale, la conferma di alcuni storici limiti allo sviluppo economico, il settore agroalimentare è cresciuto, nell’ultimo triennio, in termini di valore aggiunto - che supera i 19 miliardi di euro -, di numero di imprese - 344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare - e di occupati, che si attestano a circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud. Anche il confronto con il Centro-Nord mette in evidenza come, nello stesso periodo, il fatturato dell’industria alimentare sia cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%). La specifica composizione settoriale, l’elevata incidenza delle medie imprese – che si sono rivelate quelle più dinamiche e in grado di adattarsi ai mutati scenari – oltre che il determinante contributo delle imprese di più recente costituzione, hanno consentito all’agroalimentare del Mezzogiorno di ottenere performance di tutto rispetto e, in taluni casi, superiori a quelle dei corrispondenti settori del Centro-Nord. Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%); in generale, un rinnovamento generazionale e la presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato. Tra gli elementi più critici, soprattutto pensando alla necessità di agganciare il treno dell’innovazione, preoccupano i bassi livelli di immobilizzazioni nelle imprese del Mezzogiorno e il fatto che esse siano sostanzialmente tecniche con poca attenzione a quelle immateriali. “Lo studio di ISMEA descrive il sistema agroalimentare meridionale come una realtà in forte espansione - ha detto Elda Ghiretti, Cibus and Food Global Coordinator, Fiere di Parma - Un dato confermato anche dall’aumento della partecipazione delle aziende del Sud a Cibus, passata negli ultimi 5 anni dal 17% al 36%. Cibus è la fiera alimentare di riferimento all’estero e vede la partecipazione di migliaia di buyer internazionali. La cresciuta partecipazione delle imprese meridionali a Cibus ha contribuito – ha riferito Ghiretti – all’aumento dell’export dei prodotti agroalimentari del Meridione che nel 2018 aveva toccato la quota di 7 miliardi e 110 milioni di euro, con un aumento del 6,1% nel quadriennio 2015/2018. Un dinamismo sostenuto anche dalla creazione di nuove forme di aggregazione private, come consorzi e associazioni, che consentono anche ad imprese di medie dimensioni di interloquire con importatori e distributori esteri”. “Un trend positivo quello del nostro settore nel Mezzogiorno sia in termini occupazionali  che in termini di fatturato – ha aggiunto il direttore di Federalimentare, Nicola Calzolaro – con grandi margini di crescita su diversi fronti. Uno su tutti, l’export. L’agroalimentare del Sud, infatti, è ancora molto orientato al mercato italiano e poco alle esportazioni che rappresentano meno del 20% di quelle totali del Paese. Una porzione davvero troppo piccola se si pensa alla potenzialità del nostro sud e all’importanza strategica dell’export per l’Italia. È necessario, dunque, l’impegno di tutti per farlo crescere e questo può avvenire attraverso l’innovazione, ma soprattutto attraverso un potenziamento della rete infrastrutturale senza la quale non si potranno mai sfruttare appieno le grandi possibilità dell’alimentare nel Mezzogiorno.L'agroalimentare nel Mezzogiorno riveste un ruolo sempre più rilevante, con primati in molti settori e una buona tenuta economica, segnali positivi che vanno letti con attenzione – ha dichiarato Fabio Del Bravo; occorre rafforzare adeguatamente la fase agricola e la sua integrazione con la parte a valle della filiera, favorire gli investimenti – soprattutto in innovazione – e prendere atto dei limiti, per esempio strutturali, individuando percorsi che già nel breve possano portare benefici: una maglia produttiva di dimensioni piccole è certamente un problema su molti fronti, ma lo è molto di più per le produzioni standardizzate che fronteggiano concorrenza di prezzo, piuttosto che per i prodotti differenziati del made in Italy. Incentivare forme di aggregazione e l’orientamento a produzioni tipiche che in quest’area hanno ancora molte potenzialità inespresse, può rivelarsi una leva strategica importante e può avviare un percorso di successo realmente attuabile”.
Pietro Rossi