VENAFRO
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In una delle residenze d’epoca più belle del Molise, la Dimora del Prete di Belmonte di
Dorothy Volpe del Prete, sabato 12, alle 17.30, sarà presentato l’ultimo libro
di Nadia Verdile, Carne viva. Una saga
italiana tra Otto e Novecento, per i tipi di Pacini Fazzi Editore. Dopo
sedici libri di taglio storico - biografico, la scrittrice molisana, adottata
da Caserta, approda al romanzo storico. In meno di un mese il libro ha già raccolto
grandi consensi di critica e apprezzamento dei lettori e viaggia verso la prima
ristampa. «La storia del romanzo di Nadia Verdile – spiega la promotrice
dell’evento, Dorothy Volpe del Prete - si svolge nel Molise ancora unito
all'Abruzzo, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del nuovo
secolo. Tempo di fame e di stenti dove la povertà era la regola. Dopo gli anni
ribelli e tragici del brigantaggio, in quello scorcio di fine secolo, tutto era
precipitato nell'oblio delle istituzioni. Padroni da una parte, servi
dall'altra. Ma anche per i ricchi qualche volta c'erano i divieti. Amare, per
esempio, era un lusso non necessario. Qualche volta bandito. Da questo aborto
obbligato dei sentimenti è nata l’autrice, qualche generazione dopo. Nadia
Verdile è già stata da noi altre volte e siamo felici di poterla riavere con
noi. Ripartiamo con i nostri incontri in presenza, ripartiamo dalla cultura,
ripartiamo dall’amicizia». Dopo la
presentazione in anteprima nella sua Macchiagodena, quella di Venafro è la
seconda presenza della scrittrice nel suo Molise. «Questo libro – dice Nadia
Verdile - è figlio di una comunità di persone a cui sono fortemente legata da
sentimenti profondi. Nasce dalla mia inesausta sete di storia e storie del mio
popolo, poi dalla fortuna che non mi ha mai abbandonata nelle mie ricerche, dal
fato a cui non credevo e che invece, inatteso, mi ha immersa tra persone,
luoghi, ricordanze. Nasce dagli incontri con la mia gente, dalle testimonianze
antiche di chi non c’è più e da quelle di chi oggi conserva ancora il ricordo
dei miei». Questa è la storia di Concetta e Umberto, i suoi bisnonni, figli di
un tempo e di una società che marchiavano a fuoco i destini, segnati per sempre
dalla scala sociale. In questa narrazione tutto è vero. Persone, nomi,
passioni, fatti, viaggi, epiloghi ricostruiti in anni di ricerche negli Archivi,
italiani ed esteri. Storia di una famiglia, ma anche paradigma e saga di un
popolo con i suoi squilibri sociali, i drammi della miseria, dei pregiudizi,
dell'emigrazione, delle contrapposizioni ideologiche e politiche. Di persone e
gruppi, famiglie e classi, archetipi di una società i cui problemi ancora oggi
sono “carne viva”. Allora, al tempo dei protagonisti e della corolla di
personaggi e discendenti che ad essi si accompagna, erano tragica realtà, da
accettare con la rassegnazione dell'ignoranza, della cristallizzazione delle
convenzioni e dei rapporti sociali dei secoli precedenti. Una copertina
d’autore segna il testo. È di Lewis Hine, tra i più grandi fotografi sociali
della storia, occhio narrante dell’emigrazione a cavallo dei due secoli, la
foto che campeggia sotto “Carne Viva”. «Questo libro – conclude Verdile - ha il
patrocinio morale dei comuni di Macchiagodena e Mafalda, delle province di
Campobasso ed Isernia. Lo hanno sentito patrimonio della collettività della
qual cosa sono estremamente orgogliosa e grata». A parlarne con l’autrice ci
sarà Dorothy Volpe del Prete, le letture saranno di Dafne Rapuano e Francesco
Maienza attori di Fabbrica Wojtyla – Compagnia della città. L’incontro si
svolgerà nel pieno rispetto della normativa antiCovid.
Pietro Rossi