Mons. Angelo Spinillo |
AVERSA. La terribile notizia di quanto è
accaduto nella nostra città di Aversa. Con il grande dolore per una vita
stroncata e per una vita che ne rimarrà irrimediabilmente segnata, portiamo nel
cuore tanto dolore e tanto desiderio di piegare il nostro animo sul cuore di
chi è stato privato della vita, e, allo stesso modo, sul cuore di chi lo ha
colpito. L’uccisione di un giovane, di un ragazzo per mano di un altro,
giovane come lui, è un fatto terribile per la morte che priva un uomo della sua
vita, e per l’assurdità di una lotta tra uomini che si contrappongono nello
stesso desiderio di vivere. L’uccisione di un giovane, di un ragazzo per
mano di un altro, giovane come lui, è una grave sconfitta dell’umanità e ci
coinvolge tutti. In questa morte sperimentiamo la nostra incapacità a superare
le vecchie logiche dell’imposizione della supremazia di un uomo su un altro
uomo; sperimentiamo di essere ancora come coloro che continuano ad immaginare
di poter affermare una propria forza nello scavalcare o nell’annullare l’altro,
chiunque esso sia. Tanti, giustamente si interrogano e si chiedono cosa si
possa fare per evitare simili tragedie, per evitare l’inutile sviluppo di
violenze che privano i nostri giovani e l’intera società della possibilità di
vivere, di conoscere, di capire, di amare la vita, di offrire le proprie
capacità ed i talenti per lo sviluppo del bene, per la gioia di partecipare
positivamente al cammino della storia dell’umanità. Come Chiesa diocesana di
Aversa vogliamo riprendere, con sincera disponibilità, la parola di Gesù che,
nel Vangelo di Matteo (5,22), ci dice che non solo è meritevole di condanna chi
uccide il proprio fratello, ma anche chi “si adira” contro di lui e gli dice
“stupido” o “pazzo”. Gesù esorta noi, suoi discepoli, a non rifiutare mai di
ascoltare l’uomo che parla, a non voler mai tentare di mettere a tacere con
atteggiamenti violenti l’altro nella sua ricerca di vita. La violenza che
arriva all’omicidio è sempre il risultato di un modo di pensare e di esprimersi
negando spazi e tempi di vita all’altro uomo. Ecco cosa dobbiamo fare. Come
uomini, come cristiani dobbiamo impegnarci a non far crescere atteggiamenti di
violenza e di dominio sull’altro uomo, piuttosto vogliamo vivere atteggiamenti di
dialogo tra uomini per saper condividere la ricchezza e la bellezza della vita
che Dio ha creato e ha donato a tutti noi. Come Chiesa di questa nostra terra
aversana siamo addolorati, in preghiera per il ragazzo ucciso, che sentiamo
nostro figlio e nostro fratello; siamo addolorati, in preghiera per il giovane
che ne è stato omicida, e lo sentiamo ugualmente nostro figlio e nostro
fratello. Siamo vicini a tutti i giovani di questa terra, nostri figli e nostri
fratelli, per impegnarci con loro a vivere atteggiamenti nuovi di attenzione e
di condivisione del bene più grande che è la vita.
+ Angelo
Spinillo
Vescovo.