Secondo quanto deciso dai due vice-presidenti
della Commissione Europea Tajani e Rehn le Pubbliche Amministrazioni dovranno
pagare i debiti contratti con le società di beni e servizi nel più breve tempo
possibile al fine di far applicare definitivamente la Direttiva europea sui
ritardati pagamenti della P.A., 2011/7/UE del 16 febbraio 2011 recepita in
Italia con il dlgs 192/2012. Secondo le stime UE, inoltre, il piano di
pagamento dovrebbe portare allo sfondamento del 130% del rapporto debito/Pil. A
fronte di ciò la Commissione europea si è impegnata a non aprire, verso
l’Italia, alcuna procedura di infrazione per debito eccessivo. “Si tratta di una somma considerevole. –
commenta l’On. Aldo Patriciello che da sempre si è battuto per il recepimento effettivo
della Direttiva in oggetto – Circa
settanta miliardi di euro bloccati perché se pagati interamente farebbero
schizzare il debito pubblico alle stelle e quindi violare il patto di stabilità
da parte degli enti debitori delle aziende. La Commissione europea ha
autorizzato, inoltre, questi pagamenti senza che essi siano considerati una
violazione degli impegni di bilancio assunti dall’Italia e considerare il
pagamento dei debiti pregressi come una non violazione del patto di stabilità è
un segnale importante anche perché annulla eventuali procedure d’infrazione che
potrebbero essere promosse in caso contrario. Credo quindi che la decisione
presa dai Commissari potrà stimolare la crescita economica del nostro Paese e
rimettere in moto l’economia. Una boccata di ossigeno per l’intero sistema
imprenditoriale italiano; leggiamo infatti tutti i giorni sui giornali quanto
le aziende italiane, soprattutto piccole e medie, stiano fallendo proprio
perché in difficoltà economica conseguente alla mancata riscossione dei crediti
vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione. In ultimo possiamo
leggere le rilevazioni del Cerved secondo la cui analisi delle imprese illustra
che in Italia l’anno scorso 47mila aziende hanno accusato protesti di fatture e
cambiali, un record da rilevare soprattutto al sud in cui le società protestate
aumentano di circa il 10% rispetto al nord, toccando il 12%. Ebbene molte di
queste aziende, soprattutto edili, di fornitura servizi, non riescono a pagare
fornitori e dipendenti proprio perché aspettano il pagamento dei lavori
effettuati per la P.A. e in tempo di crisi non è un problema da poco in quanto
proprio queste somme servono a tenere in piedi l’azienda”. Secondo alcune stime i debiti pregressi della P.A. italiana
verso le imprese fornitrici ammonterebbero a una cifra compresa tra 70 e 100
mld di euro e il pagamento degli stessi potrebbe far ripartire investimenti per
15-16 miliardi di euro con effetti benefici anche per lo spread. La normativa
comunitaria in materia impone alle Amministrazioni Pubbliche pagamenti a 30
giorni, anche quando i debiti riguardino edilizia e lavori pubblici. Termine che può diventare 60 giorni nel caso
in cui a pagare debbano essere Asl e ospedali. Per i Commissari, inoltre, bisogna
varare un piano straordinario per pagare al più presto le imprese e normalizzare
i debiti delle P.A. Un piano, spiegano Rehn e Tajani, che ‘preveda adeguate
misure contro il rischio di comportamenti opportunistici da parte delle
pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso’. Intanto la
Commissione si è detta pronta ‘a cooperare con le autorità italiane per aiutare
l’attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso
e accoglierebbe con favore la disponibilità di informazioni più dettagliate ed
aggiornate sull'attuale ammontare di tale debito da parte di ogni livello di
amministrazione pubblica’.
Bruxelles, Ufficio Stampa On. Aldo Patriciello