“Non è possibile che, al giorno d’oggi, si
debba assistere impassibili ad episodi come quello che, l’altro giorno, ha
portato scompiglio, incredulità e rabbia nella popolazione della zona compresa
tra la periferia Nord di Cancello Arnone e l’abitato della località
Pozzosporano, dove, per la caduta di ben quattro tralicci ENEL dell’alta
tensione, si è letteralmente sfiorata la tragedia.” Così il Signor Pasquale
Ricciardone, che, direttamente interessato alla cosa, si sta attivando per la
costituzione di un Comitato spontaneo di cittadini onde sollecitare l’Ente
preposto e le Autorità di competenza alla rimozione dell’intero tracciato della
linea elettrica in parola, che, partendo da Falciano del Massico, termina a
Villa Literno. “Questo, continua Ricciardone, a motivo del fatto che i fili
incriminati dominano, minacciosi, sugli abitati sia di Cancello che di Pozzosporano.
Per rendersi conto della gravità di quanto accaduto, seguita ancora il nostro
interlocutore, basta soffermarsi a riflettere sulla circostanza che le tre
terne di fili trascinare giù dai tralicci caduti poggiano sulle abitazioni
sottostanti, in qualche caso, con danni alle tettoie delle stesse.” Signor
Ricciardone, a quanto ci è dato sapere, i tralicci di sostegno
dell’elettrodotto di riferimento, che sono percorsi da energia elettrica pari a
un’intensità da 60mila volts, si presentano molto malandati in quanto
realizzati nell’immediato dopoguerra…”Certo! Sono datati 1946. Io e il Comitato
che mi appoggia abbiamo intenzione di investire della questione i massimi
livelli istituzionali e i competenti Organi di Giustizia, ivi compresi la
Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e il Capo dello Stato,
Onorevole Giorgio Napolitano, a cui chiederemo con forza di attivarsi per il
rifacimento ex novo dell’intero tracciato elettrico e, soprattutto, di disporre
che lo stesso sia realizzato in modo che il nuovo sistema di fili passi lontano
dalle zone abitate, cosicchè si possano evitare possibili sciagure ed emergenze
come quella abbiamo sotto gli occhi.”
Daniele Palazzo