CANCELLO ED ARNONE – E’ per sabato 26 gennaio p.v. alle ore 16,30 il
meeting di “Letteratitudini”, che per il primo incontro del 2013, organizza un
convegno letterario dal tema “La Questione Meridionale e la figura di Don Luigi
Sturzo” con relatore il valente docente di storia e filosofia prof. Mario
Damiano. I componenti storici del gruppo, Giannetta Capozzi, Arkin Jasufi, Matilde
Maisto, Pina Manzo, Felicetta Montella, Concetta Pennella, Olga Petteruti,
Raffaele Raimondo, Laura Sciorio, Marinella Viola, ne danno l’annuncio ed
invitano tutti gli amanti della cultura a partecipare all’evento, che si terrà
presso il Ricc-Caffè in via Roma 87 – Cancello ed Arnone (Caserta). Il prof.
Mario Damiano è un qualificato e stimato docente di storia e filosofia presso
il Liceo Torricelli di Somma Vesuviana. Famosa è la lettera da lui scritta ai
suoi alunni qualche anno fa, che riporto integralmente perché sempre
attualissima e molto illuminante: 2010 27 Gennaio Lettera agli studenti
sulla memoria dell’Olocausto.
Cari allievi di Terza – Quarta - Quinta D e Quinta E, 65 anni fa, il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz - Birkenau, scoprirono e svelarono al mondo intero il più atroce orrore della storia dell'umanità: LA SHOAH. Dalla fine degli anni ’30 al 1945, in Europa furono deportati e uccisi circa sei milioni di ebrei. In molti Paesi del mondo quel 27 gennaio viene ricordato come anniversario di una tragedia che l’intera umanità non vuole, non deve e non può dimenticare. Eppure vi è chi cerca di negare quella tremenda verità, rimuovendo proprio la memoria che dovrebbe servire a tutti per ritrovare e costruire un mondo diverso: di pace e di uguaglianza nella diversità. Vi dedico questa lettera per ricordare l’Olocausto non solo come pagina di Storia e neppure per educarvi alla tolleranza e alla pratica della giustizia, ma per farvi comprendere che dobbiamo essere grati alla vita, alla storia e alla natura che ci hanno posto in contatto con tanta varietà. E’ una cosa bella la varietà - diversità - di razza, di storia, di cultura, di popoli, così come un giardino, un parco, una foresta, che se omogenea, tutta uguale ….. che monotonia … che stanchezza, osservarla. Invece la diversità se è armoniosa, organica, colpisce i nostri sensi, li pacifica, facendoci sentire parte di un tutto armonioso. Vi ho sempre comunicato il mio pensiero circa la diversità. E’ una ricchezza di cui non possiamo fare a meno reciprocamente e che dobbiamo apprezzare così come ammiriamo la natura varia e colorata, come restiamo affascinati dall’arcobaleno e dall’ascolto di una stupenda sinfonia, prodotta da una orchestra fatta di tanti e diversi strumenti. Credetemi, non voglio turbare i vostri sogni/progetti, ma offrirvi un ideale più grande per cui vivere. Voglio sognare con voi un pianeta abitato da uomini che si sentono e vivono da fratelli, perché appartenenti alla stessa famiglia umana e che sognano un mondo unito con un organismo superinternazionale che coordini un programma di sviluppo, evidenziando il particolare di ciascuno come ricchezza da donare scambievolmente tra i popoli. Sogno un’educazione che formi non più cittadini italiani, inglesi o europei e americani, cinesi e africani, ma cittadini del mondo, ove ognuno esprima e dia il meglio di sé in armonia con ciò che l’altro può donare a ciascuno e a tutti. Non releghiamo questo momento ad un ricordo fine a se stesso, ma ad uno stimolo che deve portare alla valutazione della realtà d’oggi, che contiene situazioni molto simili alla Shoah di allora, addirittura in luoghi molto vicini ad Israele stessa. Questo vi chiedo: non fate mai della Storia un argomento passato e senza futuro. Non lasciatevi condizionare e scoraggiare da un mondo volutamente ottuso e fuorviante, ma cercate sempre la verità, pretendete sempre la giustizia, siate giusti per primi e non smettete mai di meravigliarvi, se volete rimanere sempre giovani. Altri ragazzi come voi, sessantacinque anni fa, vedevano spegnere i lori sogni e le speranze del futuro all’interno dei reticolati che li avevano isolati dal mondo per la loro diversità.
Uno di loro, quattordicenne, ha lasciato questo straziante messaggio di dolore e di speranza negata: "Miei cari genitori, se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me. Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe... Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli). Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia. L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato... Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango..." (Lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow. Vi aspettiamo numerosi, quindi, non mancate, sarà molto interessante.
Matilde Maisto
Cari allievi di Terza – Quarta - Quinta D e Quinta E, 65 anni fa, il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz - Birkenau, scoprirono e svelarono al mondo intero il più atroce orrore della storia dell'umanità: LA SHOAH. Dalla fine degli anni ’30 al 1945, in Europa furono deportati e uccisi circa sei milioni di ebrei. In molti Paesi del mondo quel 27 gennaio viene ricordato come anniversario di una tragedia che l’intera umanità non vuole, non deve e non può dimenticare. Eppure vi è chi cerca di negare quella tremenda verità, rimuovendo proprio la memoria che dovrebbe servire a tutti per ritrovare e costruire un mondo diverso: di pace e di uguaglianza nella diversità. Vi dedico questa lettera per ricordare l’Olocausto non solo come pagina di Storia e neppure per educarvi alla tolleranza e alla pratica della giustizia, ma per farvi comprendere che dobbiamo essere grati alla vita, alla storia e alla natura che ci hanno posto in contatto con tanta varietà. E’ una cosa bella la varietà - diversità - di razza, di storia, di cultura, di popoli, così come un giardino, un parco, una foresta, che se omogenea, tutta uguale ….. che monotonia … che stanchezza, osservarla. Invece la diversità se è armoniosa, organica, colpisce i nostri sensi, li pacifica, facendoci sentire parte di un tutto armonioso. Vi ho sempre comunicato il mio pensiero circa la diversità. E’ una ricchezza di cui non possiamo fare a meno reciprocamente e che dobbiamo apprezzare così come ammiriamo la natura varia e colorata, come restiamo affascinati dall’arcobaleno e dall’ascolto di una stupenda sinfonia, prodotta da una orchestra fatta di tanti e diversi strumenti. Credetemi, non voglio turbare i vostri sogni/progetti, ma offrirvi un ideale più grande per cui vivere. Voglio sognare con voi un pianeta abitato da uomini che si sentono e vivono da fratelli, perché appartenenti alla stessa famiglia umana e che sognano un mondo unito con un organismo superinternazionale che coordini un programma di sviluppo, evidenziando il particolare di ciascuno come ricchezza da donare scambievolmente tra i popoli. Sogno un’educazione che formi non più cittadini italiani, inglesi o europei e americani, cinesi e africani, ma cittadini del mondo, ove ognuno esprima e dia il meglio di sé in armonia con ciò che l’altro può donare a ciascuno e a tutti. Non releghiamo questo momento ad un ricordo fine a se stesso, ma ad uno stimolo che deve portare alla valutazione della realtà d’oggi, che contiene situazioni molto simili alla Shoah di allora, addirittura in luoghi molto vicini ad Israele stessa. Questo vi chiedo: non fate mai della Storia un argomento passato e senza futuro. Non lasciatevi condizionare e scoraggiare da un mondo volutamente ottuso e fuorviante, ma cercate sempre la verità, pretendete sempre la giustizia, siate giusti per primi e non smettete mai di meravigliarvi, se volete rimanere sempre giovani. Altri ragazzi come voi, sessantacinque anni fa, vedevano spegnere i lori sogni e le speranze del futuro all’interno dei reticolati che li avevano isolati dal mondo per la loro diversità.
Uno di loro, quattordicenne, ha lasciato questo straziante messaggio di dolore e di speranza negata: "Miei cari genitori, se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me. Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe... Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli). Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia. L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato... Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango..." (Lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow. Vi aspettiamo numerosi, quindi, non mancate, sarà molto interessante.
Matilde Maisto