Antonio Aversano |
Giallo
a Sabaudia, in provincia di Latina, per il misterioso omicidio di cui è rimasto
vittima Antonio Aversano, pensionato 66enne,originario di Caserta, ma residente
da anni nella meravigliosa cittadina laziale. Tutto come una scena da film
d’azione all’americana. Il corpo dell’uomo, ammazzato a coltellate e poi dato
alle fiamme, è stato trovato semi-carbonizzato sul letto della sua abitazione,
sita in via Ezio del citato centro dell’Agro Pontino. I primi a capire che, nel
luogo di dimora di Aversano qualcosa non andava sono stati alcuni dei suo
vicini di casa, che, notando la grande quantità di fumo che fuoriusciva
dall’appartamento in cui la triste e spietata Signora con la falce è andata a
prendere la vita dello sfortunato cittadino casertano, hanno allertato i Vigili
del Fuoco di Terracina e sollecitato l’intervento sul posto di un’unità
operativa del 118. L’allarme vero e proprio, però, è stato lanciato da un amico
della vittima, che, alle ore 8.00 di questa mattina, aveva con lui un
appuntamento. Insieme avrebbero dovuto recarsi presso viticoltore della zona
per acquistare una partita di vino da bere in occasioni conviviali. All’ora
pattuita, l’interessato si porta presso la porta d’ingresso della casa in cui
abita Antonio Aversano. Suona più volte, ma, da dentro, nessuna risposta, Allora
lo chiama sul cellulare, ma, anche qui, silenzio tombale.Presentendo che forse
gli era capitato qualcosa, l chiamante ha pensato di allertare il fratello del
66enne. Quando i Carabinieri sono penetrati nell’inferno che, dopo il
consumarsi del raccapricciante fatto di sangue, era diventata l’abitazione
dell’ucciso, hanno pensato di trovarsi al cospetto di un caso di suicidio.
Hanno, però, dovuto ricredersi. Infatti, in quell’ambiente, troppi erano gli
elementi che invalidavano quella tesi. Il più eclatante di essi la scoperta di
alcuni fendenti sul corpo del malcapitato, in particolare, nelle zone del
petto, della braccia e della schiena. Il carnefice, dunque, aveva prima
accoltellato la sua vittima per poi cospargerne di liquido infiammabile il
corpo esanime e dargli fuoco insieme all’intera casa. E’ stato solo per caso se
non i sono riscontrate ulteriori conseguenze. Infatti, i militari di Sabaudia hanno
trovato aperti i rubinetti del gas. Forse l’assassino voleva cancellare
eventuali impronte tracce del suo passaggio in loco con un gran botto? Gli
esami autoptici effettuati dal Dottor Silvestro Mauriello sul cadavere
rinvenuto nella villetta in cui è passata inesorabile la morte hanno
evidenziato che Aversano, il cui decesso si fa risalire tra l’una e le tre
della scorsa notte, è stato colpito con 14 fendenti prima che il suo killer
desse fuoco all’appartamento. In queste ore, gli inquirenti stanno, ascoltando
anche le interessanti testimonianze di alcuni vicini di casa del non certo
fortunato pensionato, tentano di ricostruire le ultime ore di vita del morto e,
così, di trovare indizi che permettano di risalire all’autore di questo
orribile delitto. Considerato che nell’abitazione in cui l’anziano partenopeo
ha terminato cruentamente la sua parabola
terrena non è stato trovato un benché minimo segno di effrazione, si
propende che la vittima abbia aperto lui stesso al suo massacratore e che,
quindi, quest’ultimo era persona che l’ucciso conosceva e di cui si fidava. Gli
investigatori interessati al caso ritengono che l’omicidio di Aversano abbia
uno sfondo di natura sessuale. Infatti, a quanto da loro accertato, l’ucciso
avrebbe avuto tendenze omosessuali. Attualmente, le attenzioni di chi è
chiamato a fare luce su questo nuovo fatto criminoso sono appuntate su quanto
riferito da due testimoni che parlano di un’autovettura Punto color verde acqua
e di un robusto uomo di mezza età visti aggirarsi in via Ezio la notte della
tragedia e, soprattutto, sul coltello da cucina, sporco di sangue, trovato a
poca distanza dal letto di morte di Antonio Aversano. La speranza è quella di
trovare un qualche elemento identificativo dell’assassino, vale a dire una
impronta digitale o una traccia di D.N.A. Per i suoi molteplici interessi e per
il suo carattere buono e sempre volto all’altruismo e al maggior bene dl quanti
o conoscevano e lo stimavano, Antonio
Aversano era molto amato e considerato nella città che, dopo Napoli, aveva nel
cuore. Tra le sue passioni, ricordiamo l’amore per il canto(memorabili i suoi
tanti ed applauditi concerti in occasione del Sabaudia Musica Festival, che lo
ha visto esibirsi anche con il rinomato coro dell’Annuntiatae Cantore, le
frequentazioni del gruppo folkloristico “Michele Cestra”, che spesso ha seguito
anche all’estero, non disdegnando nemmeno di mettere mano al portafogli per
sostenerne le spese, il grande trasporto emotivo che lui, prefetto conoscitore
di diverse lingue estere, aveva posto negli gemellaggi tra la città di Sabaudia
e le “consorelle” Saint Medard en Jelles(francese) ed El Vendrell(spagnola),
per i viaggi e la scoperta di nuovi
posti nuova gente con cui rapportarsi,
per la buona lettura e per tutto quanto è vera cultura. Personaggio coltissimo,
Tonino, come tutti i locali lo indicavano, era un uomo eccezionale, una persona
di grande squisitezza d’animo, uno uomo vero. In lui, era forte anche il senso
di Dio. Al punto ce, assiduo frequentatore della locale Parrocchia
dell’Annunziata, recentemente aveva prestato la sua persona e il suo sapere per
un corso di lingua italiana per stranieri, giunti da noi per esigenze di lavoro
e qui residenti in pianta stabile. In conclusione, al di là dei fattori di
emotività e contrizione che provocano fatti del genere, l’immatura morte di
Tonino ha suscitato in tutta la cittadinanza di Sabaudia anche moti di rabbia e
risentimento verso un omicida senza scrupoli che, forse per uno stupido raptus,
ha cancellato per sempre una figura più che preziosa per la sua comunità di
appartenenza.
Daniele Palazzo