Una pubblicazione per raccontare i giorni nel campo di Parete del Villaggio della Solidarietà. A circa un mese dalla chiusura dei lavori nel paese dell’agro aversano, Centro servizi per il volontariato e Arci Caserta
tornano in campo con un’importante progetto ideato per testimoniare
l’impegno di quanti lavorano per una migliore integrazione dei
lavoratori emigrati nelle terre casertane. Un volume che mette subito in
pratica quanto richiesto dall’amministrazione di Parete, quando nella conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2011 del Villaggio della Solidarietà
era stato richiesto che le attività del campo fossero più visibili,
oltre che nelle due settimane di lavoro sul territorio, anche durante il
resto dell’anno. Il volume, promosso dall’Asso.Vo.Ce.
casertana, raccoglierà le esperienze nel campo, le storie dei volontari
e degli immigrati raccontate attraverso le parole dei primi. Sguardi,
parole e gesti regaleranno la giusta cornice alle vicende che in questi
mesi si sono intrecciate nei diversi comuni casertani. Storie fatte di
diffidenza, lontananze culturali ma anche di vicinanza umana,
accoglienza e soprattutto della
volontà di restituire dignità ai tanti manovali impegnati nelle
coltivazioni dell’agro aversano e che nelle due settimane di luglio
hanno affollato i due campi di Parete e Santa Maria la Fossa. È
un vero e proprio miniesercito quello che, nei mesi precedenti il
campo, si muove in un territorio che si estende da Sessa Aurunca a
Castelvolturno. Un drappello composto da volontari impegnati in corsi di
formazione, lavori di avvicinamento al Villaggio e di intermediazione
culturale. Attività studiate dalle associazioni casertane per garantire
la migliore risposta in termini di efficienza agli ospiti che nelle due
settimane di luglio affollato ogni anno il campo di Parete. Centinaia di
pasti serviti, corsi di italiano, di educazione civica, sportello
legale e medico sono stati solo alcuni dei risultati ottenuti alla fine
del cammino formativo che i volontari hanno percorso in questi mesi e
che hanno potuto mettere a disposizione dei lavoratori immigrati
dell’agro aversano.
Alessandro Dorelli