MADRID. Prima giornata, dopo la cerimonia di
apertura di ieri, per i giovani di tutto il mondo, riuniti nella capitale
spagnola, che accoglie la Giornata Mondiale della Gioventù, voluta ed istituita
da Giovanni Paolo II, perché fosse un momento significativo di incontro, di
riflessione e di preghiera per le nuove generazioni. Stamattina la catechesi
del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI (foto dalla diretta di
TV2000). In sintesi, il Cardinale Bagnasco, col suo fare
paterno, ha iniziato il percorso di Madrid, incentrando la sua catechesi su chi
è Dio per ognuno di noi, cosa conta il Signore nella nostra vita, che
metaforicamente è come un pellegrinaggio, come quello fatto per arrivare fin
lì, qual è il progetto che ha disegnato per ciascuno. Poi ha risposto anche
alle domande di alcuni giovani. La
seconda è di un giovane di Padova, chiede quale sia il LINGUAGGIO giusto per il
Primo annuncio, soprattutto ai giovani. Il
Cardinale, spiegando che il primo annuncio viene avvalorato dall’essere
missionari verso gli altri, cioè veri testimoni del suo amore, invita i giovani
ad essere INCANDESCENTI e portatori di amore ai propri coetanei. Se veramente
tengo a Gesù nella mia vita, davvero conta tutto per me, è la perla preziosa e
il tesoro che curo con attenzione, è il mio punto di riferimento, allora io la
comunico a tutti; ho dentro l’entusiasmo di raccontarlo e di gridarlo dai
tetti, che Lui è amore; non bisogna essere tiepidi, ma credibili suoi testimoni
ed essere quindi contagiosi di questo amore, attraverso tutti i gesti
possibili: se sei innamorato di Cristo, lo annunci e lo fai vedere. Un giovane della diocesi di Parma chiede come
combattere l’INDIFFERENZA e come parlare di Cristo. Bagnasco osserva che oggi la gente è immersa in troppi
problemi e difficoltà, in cui non si riesce a dare più vero valore ad ogni
cosa. Invitando allo studio del filosofo Pascal, continua dicendo che là dove
c’è la “voragine”, la tristezza e il dolore, là occorre portare Cristo, che ben
veniva definito da Giovanni Paolo II la “vita vera” che ci porta a Dio. Noi
siano i “viventi”, cioè coloro che hanno la “vita vera”. La “vita vera” non è
astratta o quella che si godrà un giorno dopo la morte, ma è basata su una
RELAZIONE, quella con Gesù. Vivere un rapporto con Gesù fin da oggi, nella
quotidianità, una relazione fatta di amore e di amicizia con Lui, che diventa
amore ed amicizia per gli altri. Questa è la concretezza e la testimonianza
della “vita vera” per il prossimo e questo ci fa diventare “viventi”,
preparandoci per l’”altra vita”. E questo atteggiamento di amore verso gli
altri, di “vita vera” non ha età: infatti un anziano, un ammalato o un bambino
possono avere tutti una relazione con Dio, un rapporto costante che dà senso e
compimento alla loro stessa vita, offerta e testimoniata, come dono giorno per
giorno. La giornata è seguita con la
consegna alla Chiesa spagnola, da parte dell’Italia, di due icone molto
importanti per la cristianità: la statua della Madonna di Loreto, dove la
storia vuole che sia arrivata la casa di Nazareth, immagine dell’universalità
del “sì” di Maria a cui dobbiamo conformarci; e il crocifisso di San Damiano,
che parlò a San Francesco, per “ricostruire” in noi una nuova Chiesa.
DALLA CORRISPONDENTE NELLA PARROCCHIA DI SAN JUAN DE
LA CRUZ