CASERTA.Venerdì 26 agosto, presso il complesso monumentale
del Belvedere di San Leucio, irrompe l’acuta e sferzante ironia del grande
artista teatrale napoletano Giobbe Covatta, che, acuto testimonial dei problemi e delle difficoltà
patite dalle popolazioni del cosiddetto Terzo Mondo sulla via dello sviluppo,
porterà in scena il suo nuovo recital. L’evento è molto atteso, sia in città
che in provincia. Infatti, quella di Covatta non è affatto una comicità in se
stessa. Anzi! La sua naturale vis comica è una specie di arma dalla cui bocca
fuoriescono non pallettoni assassini, ma fiori di stimolo e riflessione sulle
estreme condizioni di povertà e degrado in cui navigano le popolazioni meno
fortunate del Pianeta, specialmente quelle africane, e, per contro, frecciate
ironiche avverso la superficialità e il menefreghismo con cui i ricchi e gli
opulenti signori del cosiddetto Mondo Civile affrontano l’importante e sempre
più sentita problematica. Facendo leva sull’acutezza e la scanzonatezza che gli
sono sempre stato consoni, l’autoproclamatosi paladino dei poveri della Terra
ci sbatte in faccia, in maniera lucida ed impietosa, l.e nostre responsabilità
verso chi, nel mondo, soffre anche per colpa nostra, che abbiamo creato un
sistema economico mondiale assolutamente perverso, in base al quale, per di
vivere noi nekll’agiatezza, milioni e milioni
perone devono morire di fame e di stenti. Insomma, Covatta, forte di un
umorismo molto apprezzato e fantasioso e, ovviamente, della sua incontenibile e
prorompente “napolitanità”, starà lì a spingerci a riflettere sul nostro
infinitesimale modo di porci su una delle più grandi e sentite problematiche
del mondo, cosiddetto civile, quale è la fame nel mondo. La “disperata”
denuncia covattiana anche nell’ottica di far capire chi fa sistematica mente
finta che il problema no sua di sua pertinenza che le disparità tra i “grandi”
e i “poveri” del globo terracqueo sono state sempre estremamente pericolose,
anche per quanto concerne la tanto cercata e desiderata stabilità politica
mondiale.
Daniele Palazzo