28 dicembre 2010

VIAGGIO NELLA MAGIA DEL SOLSTIZIO D’INVERNO.


PIEDIMONTE MATESE. E’ una umida, ma fortunatamente limpida giornata invernale, la prima del 2010. E’ infatti il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno. Siamo quasi in cima ad una collina verdeggiante, in uno dei punti che in passato, quel passato molto remoto che ricorda le orme degli uomini del paleolitico, potevano considerarsi di avvistamento; ci troviamo, infatti, in uno spiazzo panoramico con vista sulla intera pianura alifana. Ancora una volta ci troviamo in appennino, sul rilievo carsico del Matese, alle cui porte ci troviamo, esattamente sul monte Cila.
All’improvviso dei rumori, come di rami spezzati. Provengono dalla vegetazione. Ancora una volta pare di scorgere delle figure, si avvicinano, è un piccolo gruppo, stavolta di sette individui, che si aggirano sul monte; quelli in testa al gruppo scrutano l’orizzonte e la pianura illuminata. Lo spettacolo è esaltante. Il gruppo ripercorre le orme dei progenitori che hanno abitato le alture della nostra penisola sin da tempi risalenti. Alcuni dei componenti appaiono familiari, altri sono invece dei neofiti. Ma chi sono gli individui che si stanno aggirando sulle nostre montagne? Li abbiamo incontrati nei giorni scorsi, intenti ad esplorare le cinte poligonali in loco poste dagli italici antenati. Stasera, invece, o meglio questa notte, si trovano sul monte da loro tanto amato, per festeggiare in una atmosfera intrisa di spiritualità, il passaggio costituito dal solstizio invernale. Particolarità è che questo solstizio cade in un giorno particolarmente buio, causa la eclissi lunare del primo mattino; un giorno speciale. Speciale è anche la coincidenza di festeggiare l’evento in un luogo magico, ricco di megaliti, come ricco di megaliti è forse il luogo simbolo per le ricorrenze solstiziali, Stonehenge. I vari popoli della preistoria e della protostoria hanno posto attenzione alla ricorrenza solstiziale: greci, scandinavi, celti. Gli egiziani festeggiavano la nascita di Horus e di Osiride, così come i mesoamericani facevano in tal data coincidere la nascita delle loro maggiori divinità. Si pensi alla festività solare di Yule per gli scandinavi o del dio Mitra per i Persiani. Innumerevoli potrebbero essere gli altri esempi. Il solstizio rappresenta il passaggio dalle tenebre alla luce, la terra che si risveglia e si prepara alla rinascita primaverile con i frutti che porterà in dono. E’ una sorta di porta, pure iniziatica, che mette in contatto varie dimensioni; in quanto porta il guardiano era il Giano bifronte dei romani, divinità da cui deriva il nome del primo mese dell’anno, gennaio (da Ianus). Fu riprendendo la antica tradizione indoeuropea della ciclicità degli eventi che si ripetono che i romani presero a festeggiare il sol invictus e tale tradizione, senza voler fare alcuna considerazione di carattere religioso, fu successivamente alla base della cristiana festa del Gesù che è luce e che indica la strada per uscire dalle tenebre. Lo stesso Giano, infatti, viene sostituito, all’approssimarsi dei due solstizi, dai due Giovanni, l’Evangelista ed il Battista, ad indicare il passaggio dalla porta degli uomini a quella degli dei. Per i più appassionati di allegorie iniziatiche, poi, il solstizio del 21 dicembre rappresenta l’inizio di un cammino di purificazione che si snoda attraverso varie tappe o festività: La terra che si risveglia, il VITRIOL, l’esplorazione della terra – intesa come la nostra parte interiore- ed attraverso la purificazione la scoperta della pietra nascosta. Si pensi alla ricorrenza della pietra, ai megaliti, allo spiazzo con le pietre, alla pietra grezza del nostro essere che si eleva trovando al pietra nascosta. Tutto questo abbiamo ripercorso attorno al falò purificatore idealmente acceso su una cima del nostro monte. Il fuoco ci ha scaldato, fatto compagnia, purificato e resi più uniti, più amici, più sanniti. Una serata molto bella è purtroppo terminata.

Comunicato Ass. "Cuore Sannita"