PIEDIMONTE MATESE. Le attese della vigilia sono state ampiamente rispettate. La serata di giovedì 23 Dicembre 2010 presso l’Auditorium Comunale di San Domenico, nel novero degli ‘Eventi Natale 2010’ promossi dall’Amministrazione della Città di Piedimonte Matese presieduta dal Sindaco Vincenzo Cappello, è servita ad aprire uno squarcio importante nelle tenebre che avvolgono la storia antica di Piedimonte e del suo vasto circondario. Presenti, accanto ad un folto e qualificato pubblico, l’Assessore Attilio Costarella che, in veste di moderatore ed ideatore dell’incontro, ha fortemente voluto gli scavi archeologici in nome e per conto dell’Amministrazione Comunale, confidando, come poi è stato rilevato da qualche relatore, “nella loro valenza culturale e turistica”; nonché l’Assessore alla Cultura ed alla Pubblica Istruzione Benedetto Iannitti in rappresentanza del Sindaco Cappello. Prendendo subito la parola, l’Assessore Costarella ha rivendicato all’Amministrazione Comunale una saggia e proficua politica culturale che passa per il recupero delle collezioni dell’ex Museo Alifano, giacenti da circa 40 anni nei magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Napoli; per il progetto di musealizzazione ormai in dirittura d’arrivo; per il progetto, redatto dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali con sede al Palazzo Reale in Caserta, di acquisizione e restauro del millenario Palazzo Ducale (questi ultimi due candidati a finanziamento nell’ambito del progetto Laocoonte); ed ancora per il recente incremento del fondo pergamenaceo del Museo stesso con l’accettazione del dono d’una pergamena del 1796, risalente all’epoca napoleonica, vergata da Nicolò Gaetani dell’Aquila d’Aragona di Laurenzana Principe di Piedimonte; o per l’incremento del lapidario dello stesso Museo Civico di interesse regionale “R. Marrocco” attraverso l’acquisizione, resa possibile dalla liberalità dell’imprenditore piedimontese Salvatore Carpentino, di tre importantissime epigrafi, di proprietà Gaetani d’Aragona: una sepolcrale, di prima metà del I Secolo d. C., proveniente dalla località Monticello, e due imperiali romane di III Secolo d. C., provenienti verosimilmente dal foro della colonia romana di Alife, dedicate ad Ulpia Severina, moglie dell’imperatore Aureliano, ed all’imperatore Marco Aurelio Probo. Costarella ha anche ricordato l’acquisizione al lapidario della lastra marmorea di rivestimento d’una antica fontana di Alife trovata murata in Piazza Pioppetelli nel Settembre del corrente anno. Dopo un breve saluto ed un incoraggiamento per la strada intrapresa da parte dell’Assessore Iannitti, è stata la volta di Gianluca Tagliamonte, Docente di Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università del Salento (con la quale l’Amministrazione Comunale ha stipulato un protocollo d’intesa per la mutua assistenza in campo culturale), unitamente all’archeologo Luciano Rendina. L’argomento trattato, di grande attualità, è stato il risultato degli scavi archeologici condotti dallo stesso Ateneo, tra il Settembre e l’Ottobre del 2009, con il supporto logistico dell’Amministrazione Comunale, nelle aree di Monticello e Monte Cila, in tenimento della Città di Piedimonte Matese. Già in passato la località Monticello, separata dal Cila dal Vallone Paterno, ha restituito punte di lancia e ceramica a vernice nera pertinenti a tombe, databili tra la seconda metà del terzo secolo e il secondo sec. a. C., prodotti localmente o in ambiente campano, nonché materiale fittile votivo dalle cui caratteristiche è lecito supporre l’insistenza sul posto d’un tempio come l’avvenuta romanizzazione del territorio. Nulla però faceva supporre che gli archeologi si trovassero di fronte a reperti di straordinaria importanza per la storia antica del territorio pedemontano. Dopo alcune settimane, infatti, di scavi condotti sistematicamente sulla vetta di Monticello (in corrispondenza di un ambiente quadrato al cui centro insisteva un grande masso), che hanno solo mostrato la presenza in loco di cisterne rivestite di calcestruzzo per la raccolta di acque piovane, quasi casualmente, negli ultimi tre giorni della campagna archeologica, scavando nelle vicinanze una piccola trincea veniva alla luce una gran mole di materiale ceramico. La Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento, dopo analisi al microscopio elettronico e con altri mezzi di indagine analitica, ne ha definito i componenti, le caratteristiche strutturali e l’epoca di appartenenza. E’ proprio quanto attiene quest’ultima che ha meravigliato non poco i presenti, poiché i reperti esaminati dall’Università con criteri scientifici sarebbero ascrivibili all’età del ferro e sino all’età arcaica; per comprenderci sarebbero stati prodotti tra il 1200-1000 a. C. e il 500 a. C. Allo stesso lasso temporale devesi, dunque, retrodatare la frequentazione umana del territorio pedemontano. “A questo punto”, ha dichiarato Costarella nelle conclusioni, “data la sensazionalità dei rinvenimenti che permettono, ove confermati, di riscrivere la storia antica della Città di Piedimonte Matese e del suo vasto circondario, oltre a pensare a pubblicizzare i primi risultati della campagna di scavi su Monticello e Monte Cila, a beneficio della comunità di studiosi locali, nazionali ed internazionali, è necessario implementare gli scavi archeologici per portare alla luce altre vestigia della civiltà italica preromana nell’Italia meridionale, che nel territorio pedemontano ebbe un “vetusto centro”, con lo scopo dichiarato di tracciarvi i flussi umani e le più importanti frequentazioni, pur se in epoca così remota”.
Pietro Rossi