Crociata del prete ex DJ contro le stragi del sabato sera: Stop droga Tutti i suoi amici lo conoscevano come Michele M il dj. Metteva dischi e faceva ballare i giovani in un locale di Napoli. Un ventenne come tutti. Fidanzata, studio, lavoro e locali. Poi il cambiamento. Michele M. diventa "padre Michele". A 22 anni entra in seminario mollando tutto. Serate in discoteca, fidanzata e locale di sua proprietà. Sei anni in cui don Michele studia per diventare prete.Oggi don Michele di anni ne ha 36. Faccia pulita e occhiali da sole alla moda lotta contro le stragi del sabato sera. Ha un jeans ed un maglioncino a mezze maniche sotto al quale si vede il colletto bianco. "Scusatemi, ma stavo pregando". Debutta così don Michele. " A volte mi chiudo nela chiesa piccola per pregare da solo".La stanza dove si trova è semplice, come lui. Un tavolo, quattro sedie ed un'immagine del Cristo."E' da quattro anni che faccio parte della parrocchia della chiesa della Madonna della Sal - ha raccontato- tutto è iniziato quando arrivai qui ". "Vidi 15 ragazzi fumare uno spinello a pochi passi dalla chiesa". "La prima cosa che feci fu di invitarli a mangiare una pizza assieme".E' iniziata proprio così l'avventura di don Michele che oramai è diventato un punto di riferimento per i 'suoi' ragazzi. "La cosa che più tengo a dire è che sono innamorato di Dio e della Chiesa". Ma don Michele non è un prete come tutti. Lui viene proprio da quel mondo dove oggi i ragazzi si sballano il sabato sera, dove alcol e dorga la fanno da padrona tra i ragazzi. "Per me la cosa fondamentale per far capire ai giovani determinate cose è la preghiera. Il sacerdote deve essere un punto di riferimento, parlando di droga o alcol i ragazzi si bloccano, invece se gli si parla di Dio loro ascoltano con attenzione". "Io non faccio altro che 'presentargli' Gesù permettendogli di riscoprire l'eucarestia". Don Michele però ha lanciato anche diverse iniziative: "Il sabato sera ci riuniamo in chiesa assieme a circa 200 giovani per pregare dalle 11 e 30 all'una di notte contro le stragi del sabato sera". "C'è chi- ha aggiunto don Michele- ha sollevato qualche dubbio su questa iniziativa ma andando a guardare le statistiche, dal mese in cui abbiamo iniziato i morti sulle strade sono calati".Forse una casualità intanto don Michele oltre alla preghiera ha istituito anche altri appuntamenti settimanali: "Ci vediamo il giovedì sera per pregare e cenare assieme, opurre organizziamo ritiri o vacanze". Don Michele, nonostante l'imbarazzo e quel pizzico di timidezza che si nasconde dietro degli occhi sinceri, ammette che "i ragazzi si passano la parola tramite internet, via sms oppure raccontano la loro esperienza. Qualche anno fa erano un quindicina, oggi sono più di 200". Il 36enne prete si interroga però sul ruolo dello Stato nella lotta alle stragi del sabato sera: "Le Istituzioni hanno lanciato dei segnali ed avviato iniziative che però non partono dal 'di dentro', non dico che le tabelle nei bar siano inutili è solo che c'è tutto un contesto che non va". Don Michele in un attimo perde ogni tipo di timidezza: " Non si può risolvere un grave problema come le morti dei giovani sulle strade se la Tv, le pubblicità e la società invitano ad essere ricchi, belli, famosi, con le belle auto, tutte cose che però lasciano vuoti". "Un ragazzo può stare qui anche 5 ore al giorno ma poi esce e cosa succede? Si impatta con una famiglia dove magari i genitori sono divorziati, guardano una televisione dove c'è un determinato canone da rispettare, vanno in scuole dove in alcuni casi fanno cattive conoscenze".Una situazione alla quale don Michele ha trovato una soluzione, complicata ma fattibile: "Io vorrei, col permesso del Vescovo e dei miei superiori, creare delle comunità per vivere assieme dove recuperare effettivamente e affettivamente i giovani attraverso la preghiera e l'amore per Dio". "La parrocchia diventa un punto di riferimento solo se il sacerdote è innamorato di Dio essendo Dio l'unico che ci può salvare". Non tutti amano don Michele però: "Quest'anno, a giugno, un uomo è venuto da me, mi ha chiesto se ero sacerdote e mi ha dato una testata in faccia rompendomi il setto nasale. Evidentemente ad alcuni scoccia il fatto che io allontani dalla strada i ragazzi.". Durante la conversazione don Michele però guarda l'orologio. "Perdonatemi ma alle cinque ho appuntamento con un gruppo di fedeli".Allora ci saluta dall'uscio sorridendo: "Mi raccomando vi aspetto domenica alle 11". Una decina di persone gli si avvicina e si avviano all'interno della chiesa.Anche stasera i suoi ragazzi lo aspettano.
Giuseppe Sangiovanni