Conferenza Stampa
ROMA. La qualità dei pani della tradizione regionale italiana: un patrimonio di eccellenza sempre più a rischio, se per il consumatore non è possibile identificare il “pane fresco”, distinguendolo da quello presurgelato. Le iniziative dell’Associazione nazionale “Città del pane” Giovedì 10 Dicembre 2009, alle h. 11,00, presso la sede Associazione Res Tipica, sita a Roma in largo C. Goldoni 47 (citofonare a “Bottega delle maschere”) , l’Associazione nazionale Città del pane , presieduta dal Sindaco di Altopascio, Maurizio Marchetti, illustrerà le iniziative che coinvolgeranno tutto il territorio nazionale, per tutelare il pane fresco artigianale prodotto nei 35.000 forni presenti in ogni quartiere delle città ed in ogni borgo d’Italia: un alimento che corrisponde pienamente ai più moderni stili alimentari e di vita, pur provenendo da una straordinaria tradizione plurimillenaria, uno dei piloni portanti del made in Italy, una delle migliori espressioni della tradizione alimentare italiana . Ma tale sistema è a rischio, dopo l’emanazione del Decreto Bersani e della legge di conversione, la n. 248 del 2006. Ma non per le misure di liberalizzazione della vendita, che hanno superato i vincoli molto rigidi presenti nella legge del 1956, ma per la mancanza del decreto previsto dall’art 4 della legge di conversione, che doveva essere emanato entro dodici mesi per consentire ai cittadini consumatori di distinguere il pane prodotto secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento, alla surgelazione, da porre in vendita entro un termine breve, con la dicitura di «pane fresco» ed invece prevedere la dicitura «pane conservato» per il pane non fresco con l'indicazione dello stato o del metodo di conservazione utilizzato, delle specifiche modalità di confezionamento e di vendita, nonché delle eventuali modalità di conservazione e di consumo. Sono passati tre anni e quattro mesi dalla pubblicazione della legge 248 ma, nonostante solleciti e richieste di incontro, niente è successo. Tutto ciò danneggia gravemente i consumatori, i panificatori, ma anche il patrimonio agro alimentare tradizionale. Il pane venduto nella GDO può essere anche surgelato; può essere prodotto in Ucraina od in Polonia. Il consumatore ha solo l’illusione di comprare pane fresco, magari perché caldo al momento dell’acquisto, ma non viene informato che tale prodotto non è fatto solo con acqua, farina e sale e con una lievitazione che dura una notte intera. Questo ‘nuovo pane’ necessita invece di almeno 4 o 5 ingredienti in più tra lievitanti e additivi per resistere alla congelazione, che può durare anche due anni.
Pertanto l’Associazione Città del pane, in collaborazione con la FIPPA ed il suo presidente Luca Vecchiato, associazione di panificatori presente in tutto il territorio nazionale, ritenendo che non si possano danneggiare milioni di consumatori ogni giorno e mettere a rischio migliaia di piccole imprese, solo perché qualche società che gestisce catene di supermercati non vuole esporre un’etichetta veritiera sul pane congelato, hanno deciso le iniziative che saranno illustrate.