Piedimonte Matese. In merito alla questione della riforma Gelmini che paventerebbe la chiusura di alcune scuole di montagna del Matese è intervenuto di nuovo il Prof. Marco Fusco (nella foto)per una corretta informazione e non per sterile polemica rispondendo alle critiche mosse dal capogruppo del PDL al Comune di Piedimonte Matese Gianni Ferrante: “In questo momento non è tempo di fare polemiche, ma vorrei puntualizzare alcuni punti che Ferrante ha affrontato con troppa superficialità, dimostrando poca dimestichezza con la materia oggetto del contendere. Offrendogli una serie di dati che, di certo, lo illumineranno, in futuro per evitare che intervenga a gamba tesa su una questione che tocca molto da vicino gli interessi della comunità nazionale”.
- Per fare chiarezza Prof. Fusco ci esponga le sue preoccupazioni?
- E’ tutto scritto nello “Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze”, che è già legge( n. 133 del 6 agosto 2008). La redazione dello schema appena citato rappresenta il passo fondamentale per dare progressiva concretezza a tutta la serie di interventi preannunciati in questi ultimi quattro mesi. E’ in discussione l’intero sistema scolastico, o gran parte di esso, innanzitutto per motivi di contenimento della spesa pubblica. In secondo luogo si vuole “razionalizzare e semplificare l’esistente” nella prospettiva, a breve termine, di una piena efficienza dei servizi scolastici. Il Ministro ha anche avviato una prima stesura di regolamento per il dimensionamento della rete scolastica, che produrrà conseguenze sul piano occupazionale.
- Quali saranno secondo lei le ricadute sul piano occupazionale?
- Il dato più rilevante e allarmante è proprio la cancellazione di 130.000 posti di lavoro nel prossimo triennio( 87.341 docenti e 44.500 tra il personale ata), per poter realizzare il risparmio di circa 8 miliardi di euro previsto nell’art. 64 della legge 133/08. Si tratta di una prospettiva che ha, per forze di cose, condizionato il dialogo tra ministero e sindacati anche su quegli aspetti organizzativi e di didattica che potevano rappresentare una importante occasione di confronto.
- Quali sono allora gli obiettivi del Piano nazionale?
- Uno degli obiettivi fondamentali del piano è la realizzazione di un nuovo dimensionamento delle scuole autonome. Le singole istituzioni scolastiche dovranno comprendere un numero di alunni fra le 500 e le 900 unità e tale - badi bene il dottor. Ferrante!- dato dovrà essere confermato dalla tendenza storica degli ultimi cinque anni. Certo, si parla di deroghe per i piccoli comuni e le realtà più disagiate del Paese, ma tutto dovrà essere scritto in sede di conversione del decreto 154. L’attuazione di questa operazione spingerà probabilmente verso la costituzione di un maggior numero di istituti di istruzione comprensivi (scuola dell’infanzia, primaria e di I grado insieme) e un aumento delle pluriclassi.
- Quali saranno le ricadute sul sistema scolastico ?
- Secondo i dati ministeriali saranno 2590 le scuole medie e superiori con meno di 500 alunni che subiranno il ridimensionamento. A questo si aggiunge la chiusura di altre 4200 plessi con meno di 50 alunni. Variano anche i quadri orario ed i parametri per la formazione delle classi: nella scuola dell’infanzia l’orario obbligatorio delle attività educative “si svolge anche solamente nella fascia antimeridiana”; le sezioni di scuola dell’infanzia dovranno avere un numero massimo di 26 bambini e minimo 18. Se non sarà possibile ridistribuire i bambini tra scuole viciniori, le eventuali iscrizioni in eccedenza saranno ripartite tra le diverse sezioni della stessa scuola potendo arrivare fino a 28/29 unità per sezione. Per la scuola primaria le opzioni orarie settimanali saranno di 24 ore, 27 ore( con esclusione delle attività opzionali facoltative), 30 ore( compreso l’orario opzionale facoltativo). Le classi di scuola primaria avranno non meno di 15 e non più di 27 bambini( attualmente il tetto massimo è di 25 alunni). Le prime classi della scuola secondaria di I grado sono formate da non meno di 18 alunni e non più di 27, con possibilità di arrivare a 29 nel caso di iscrizioni in eccedenza. Nelle classi seconde e terze il numero medio degli alunni per classe deve essere pari o superiore a 20. L’orario obbligatorio delle lezioni, sempre nella scuola secondaria di I grado, sarà di 29 ore settimanali( rispetto alle 32 attuali). Resta confermata la possibilità del “tempo prolungato” per un orario massimo di 36 ore, purchè in presenza di adeguate condizioni strutturali(!). Le prime classi degli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore sono costituite da non meno di 27 studenti, con la possibilità di giungere fino a 30 studenti per classe nel caso di iscrizioni eccedenti. Per la scuola secondaria di II grado, per ciò che riguarda la didattica, si prospetta la riduzione del monte ore settimanale: non più di 30 ore per i licei e non più 32 ore(compreso le ore di laboratorio) per gli istituti tecnici e professionali. Non si specificano le modifiche che saranno apportate ai contenuti disciplinari dei diversi percorsi di studio ma si indica, in generale, la necessità di un superamento della frammentazione degli indirizzi di studio. Gli indirizzi di istruzione professionale aventi una sostanziale corrispondenza con quelli dell’istruzione tecnica confluiranno in quest’ultima.
- Qual è secondo lei lo scenario globale che si va a delineare?
- Il quadro d’insieme che si delinea evidenzia certamente numerose novità, anche interessanti, peccato che su tutto prevalga l’incognita dei posti che si perdono, la prospettiva delle classi più numerose e la certezza di insegnanti sempre più in difficoltà.
- Prof . Fusco. cosa pensa di fare come Presidente del Comitato Locale EDA?
- Stiamo concordando con il neo Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Caserta, dott. Nicola Ucciero, una riunione straordinaria del Comitato Locale Eda per discutere intorno a una proposta di dimensionamento della rete scolastica da condividere con tutti i sindaci, i sindacati e dirigenti scolastici, da inviare alla Regione che sarà chiamata ad elaborare il piano di razionalizzazione entro il prossimo 30 novembre, sentito province e Comuni ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
Pietro Rossi