03 ottobre 2008

Mons. Nogaro scrive una lettera al Sindaco di Caserta Petteruti per l'area MACRICO.


Al Sig. Sindaco di Caserta
Ing. Nicodemo Petteruti


Giunto al termine del mio mandato di Vescovo di Caserta, desideravo tenermi in disparte a riflettere e pregare.
Sento però che questo non mi è possibile per una serie di fatti che coinvolgono la mia sensibilità, ma anche la mia responsabilità.
Quando ultimamente seppi che Lei voleva giungere all’esproprio dell’area del “Macrico”, provai grande soddisfazione.
Il mio interesse era che il comune si appropriasse del terreno. E mi pareva che questo suo intervento, avrebbe comunque concesso la soluzione tanto attesa.
Al Te Deum del 2001, presa coscienza che la proprietà del Macrico apparteneva alla mia chiesa, mi sentii sgomento.
Con buona dose di ingenuità forse, ma con tanta decisione, dissi che desideravo dare il bene alla città.
Sono il Vescovo della comunità. Ma amo tanto la mia gente che, mi si perdoni l’immodestia, oso affermare di sentirmi il padre di tutti e di ognuno. Come padre ho la fierezza di difendere il valore della mia famiglia.
Di Caserta quindi. Mi pare infatti che Caserta non sappia o non voglia riconoscere tutto il suo valore.
Allora, in modo forse un pò impulsivo, ma sempre appassionato, mi sono lanciato a chiedere per Caserta una “costituzione nuova” di civiltà, la “Civitas Casertana”.
Con collaboratori convinti e zelanti cercavo di stimolare dovunque l’interesse per la città. Volevo che le scuole, i professionisti, i parlamentari, gli amministratori curassero Caserta quale città a carattere europeo.
Ho sempre deprecato lo spirito di subalternità di Caserta nei confronti di Napoli.
So bene che non respira e non progetta una città succube, senza identità propria, senza iniziativa, gratificata e paga di godere i benefici di una dipendenza privilegiata.
E’ necessario che Caserta si liberi.
Mi sono impegnato fino al sacrificio, per la fondazione di una università casertana. Anche oggi faccio il “Don Chisciotte” della causa, perché l’illusione non può morire. Una città capoluogo, non sarà mai espressione di civiltà, se non ha nel suo territorio, centri di grande fermentazione culturale, che la coscientizzino e la rendano propositiva.
Mi battei con cittadini, occasionalmente volenterosi, per il tribunale, per il conservatorio, per il teatro.
In diverse occasioni riunii gli studiosi di storia patria, perché volevo si scrivesse della città. Riuscimmo a produrre tre grossi tomi di ricerca, con la guida di Galasso.
Parlavano del trasferimento della sede episcopale da Falciano a Caserta.
Il momento rimase felice ed ebbi la gioia di assistere alla formazione di una vera scuola della “Civitas Casertana”, con insegnanti qualificati e con una serie gloriosa di pubblicazioni. E permane continua in diocesi un’attività culturale, molto solerte, di risonanza nazionale. Essa non pretende di sostituirsi alle iniziative cittadine, ma è di generosa stimolazione.
In questa urgenza interiore di provvedere comunque alla mia città, chiedevo a mani giunte, alle varie amministrazioni che negli anni si succedevano, di impegnarci con decisione per eliminare le “cave”.
Caserta non potrà mai diventare una città vivibile e poi prestigiosa, sfacciata com’è dai gironi infernali delle cave, ingiustamente allocate.
Non penso di aver mai agito per motivi di vanità, ma sempre con l’urgenza del padre che vuole la casa bella per i suoi figli.
Finalmente venne la stagione del Macrico.
La mia preoccupazione si fece altissima, ma immediatamente avvertii che il bene – Macrico poteva riuscire una rinascita per la città.
Ebbi da subito l’urgenza di donarlo alla comunità cittadina.
Io non possedevo la proprietà del bene, ma avevo il dovere morale di richiamare questa necessità.
Se il “comune” lo avesse fatto proprio, lo avrebbe usato come “polmone verde”, come attività di risanamento e di autentico ammodernamento di tutta la città.
Il fatto divenne un evento, una vera esplosione di grazia.
La città si trasformò in un cantiere di iniziative. Si riunirono le scuole, i professionisti, gruppi culturali di ogni genere.
Si scrissero testi di grande sapienza sulla più equa ricomposizione della città. Dovunque si respirava la rinascita.
Mai Caserta si era sentita così unita, con un’anima nuova e nobile.
Si organizzavano i cammini della risurrezione. Per tutti e per i bambini a mano di papà c’era il ‘logo’: “domani ti porterò in un posto più bello”. L’attività veniva caratterizzata come “il risorgimento” di Caserta.
Un grande movimento sociale, che io amo definire “il 2000 di Caserta”.
Una certa pubblicistica parlava ancora della Caserta incapace. Alcuni scrittori locali pensavano che per affermarsi bisognava uscire. Davano quasi la sensazione di compatire la loro città.
Ora non più. Da parte dei più generosi c’è l’orgoglio di difendere le grandi potenzialità di Caserta.,
Trascurare questo momento sarebbe peccato e anche vergogna.
C’è inoltre l’inno della “democrazia”
La coscienza di poter partecipare, di essere responsabile, di dover preparare insieme il bene comune, di saper condividere l’opinione altrui, sono le grandi verità della democrazia. E la realtà del Macrico promuove nella forma più imperativa questo vigore della corresponsabilità.
Penso ancora che il Macrico possa diventare l’Eden di Caserta, il bellissimo giardino, non tanto per una gratificazione estetica, ma per contrastare tutte le deformazioni dell’ambiente e costruire i centri della salubrità e della ripresa per tutti i cittadini.
Guai se questa rinascita venisse delusa.
Se l’evento del Macrico non diventa operazione di giustizia e di grazia, la civitas casertana rimane definitivamente corrotta.
Le notizie che in questi giorni giungono in modo assillante non danno immediata serenità.
Esse riferiscono che Lei, signor Sindaco, coltiva per il Macrico un progetto di grosse costruzioni.
Se così, sarebbe la delusione della mia opera. Ma sarebbe anche la delusione della sua opera. E pure lo smarrimento della città.
Se è come dicono, la prego, Signor Sindaco, di cambiare la sua scelta. L’intervento sul Macrico venga condiviso con tutti i cittadini.
Lei sarà il Sindaco della benedizione universale se esaudisce, il sogno, il cuore, il benessere morale e civile della gente.


+ Raffaele Nogaro

Comune, approvato il rendiconto 2007.


Caiazzo. Tutto come programmato dalla maggioranza capeggiata dal sindaco Stefano Giaquinto (nella foto) e dal presidente del Consiglio comunale Antonino Puorto. Approvati, cioè, senza problemi numerici tutti gli argomenti iscritti all’ordine del giorno del Consiglio comunale tenuto martedì primo ottobre per chiudere la partita con il rendiconto gestionale dell’anno 2007 e predisporre il riequilibrio finanziario per il corrente esercizio. Scontato, ma irrilevante, il voto contrario della minoranza, nell’occasione “monca” del capogruppo Ciro Ferrucci, “costretto” ad abbandonare anzitempo l’aula a causa di indifferibili impegni coincisi -per una fortuita circostanza- con la discussione (e votazione) di un argomento “caro” al vescovo ed alla stessa maggioranza, particolarmente attenta ai disabili. Il cambio di destinazione, da agricola a edificabile, di un terreno donato, insieme ad altri cespiti già messi a frutto, dal compianto monsignor Gregorio Mormile ad una fondazione presieduta dal vescovo e composta dallo stesso sindaco pro tempore, che pertanto si è allontanato al momento della votazione. Prima però, ha ascoltato e replicato senza titubanze alle serie obiezioni sollevate dall’altro avvocato di minoranza Amedeo Insero che, forte della propria esperienza professionale, pur nella consapevolezza che la fondazione intende donare il terreno al Comune perché vi realizzi una struttura per disabili, ha scongiurato l’ente dal procedere, avendo accertato che lo statuto della fondazione non consente donazioni, sicché l’atto sarebbe viziato, cioè impugnabile, come di fatto già verificatosi per altre donazioni oggetto di contenzioso, che stavolta coinvolgerebbero anche il Comune. Nonostante l’assenza del sindaco però la maggioranza ha votato compatta, senza la minima esitazione, dimostrando di essere pienamente sciente e cosciente, se necessario anche nell’assunzione di ogni responsabilità ventilata dalla minoranza, eccezion fatta per l’assente Ferrucci, altro stimato avvocato che, sull’argomento, avrà pur modo di pronunciarsi. Posizioni contrapposte si sono registrate anche per l’attivazione di un sistema di video sorveglianza, per cui il Comune di Caiazzo la scelto la strada di consorziarsi con altri enti, nella fattispecie Alvignano, Dragoni e Baia Latina, con l’auspici di ottenere anche fondi comunitari, non concedibili ai singoli enti, ma Insero ha evidenziato l’opportunità di associarsi con Piana d Monte Verna, Castel di Sasso, Ruviano e Castel Campagnano, Comuni orbitanti nel medesimo ambito geografico e interessati dallo stesso flusso criminoso; Giaquinto però ha precisato che gli ultimi due enti hanno già avanzato richiesta singola (non ripetibile) mentre il sindaco di Piana, che è anche presidente della Comunità Montana Monte Maggiore, intende aderire a un analogo progetto di tale ente; visto però che la sua sorte è ormai segnata, sarebbe tornato alla carica.


Fonte: teleradionews

Messaggio del Vescovo di Caserta Mons. Nogaro.


LA ILLEGALITA’



E’ triste doverlo constatare, ma in un territorio, come Terra di Lavoro, dove la barbarie umana è ancora così arrogante, i rapporti del vivere sociale sono piuttosto caratterizzati dal rovescio della virtù, che da un principio valoriale di condotta: ecco la illegalità come sistema.
L’illegalità sembra essere il costitutivo della società d’oggi.
Le vicende del nostro Paese hanno un carico di malvagità, pesantissimo, e sembra irreversibile.
Dossetti parla della “notte” della storia, di cui non si intravede l’aurora. E chiede alla “sentinella” della rivelazione, di poter aver l’abboccamento della speranza. Saggezza di Dossetti, perché non si potrà mai avere la luce senza la parola di Dio.
E le persone oggi non cercano il Signore. Ecco perché il loro vivere è pieno di sfiducia.
E’ una sfiducia che si incarna nel disinteresse verso il bene comune, nel ripiegamento verso il proprio interesse personale, e in una sconcertante rassegnazione alla fatalità.
In questo quadro appare il fenomeno della illegalità, che è la violazione aperta, quasi giustificata di ogni legge.
La sfiducia ribelle è l’humus della criminalità.
Passo dalla considerazione della illegalità, all’analisi della criminalità, perché sulle nostre terre questa violenza è tremendamente presente.
- C’è “la piccola criminalità”, cui purtroppo corrisponde una facile assuefazione da parte dei cittadini, quasi fosse un male inevitabile. Così, sempre più aumenta il numero delle vittime che non sporgono denuncia, ritenendola del tutto inutile.
Il dato dimostra una rassegnazione infelice che vanifica il senso della legalità.
L’altra forma è quella della “criminalità organizzata”. Sulle nostre terre sembra onnipotente. Nulla sfugge al suo controllo. Tutto essa dirige.
Compone vere e proprie bande armate che non solo spadroneggiano, ma umiliano ogni forza dell’ordine, che pretende contrastarle.
Viene considerata uno “stato di fatto”, alternativo allo “stato di diritto”.
Ma non è così. Essa è il “potere” in assoluto delle nostre terre.
Fa la politica e fa l’economia. Non ha interesse per la produzione, quanto per il mercato. Sono presenti nelle nostre zone i centri commerciali più grandi del mondo. I mezzi finanziari procurati con il traffico d’armi e di droga sono immensi. Il cittadino si adegua con una certa disinvoltura, perché pensa che l’affare sporco è pressoché infinito, fino a dare incentivo e maggiore sviluppo anche all’affare pulito.
Quando sento giovani della scuola dirmi: “la camorra mi dà lavoro, lo stato no”. Che risposta posso dare?
- Una forma non meno inquietante è quella praticata dai “colletti bianchi”. E’ la camorra di coloro che detengono l’autorità per un profitto illecito, usano la pubblica amministrazione per interessi di parte.
In questo settore entra anche il fenomeno della “casta”, il latrocinio legalizzato dei governanti nei confronti della povera gente. La quale non può arrivare a fine mese se i soldi del bene comune vanno tutti nelle tasche di coloro che amministrano.
La “casta” è diventata ormai la legalizzazione della Tangentopoli.
In Italia ha assunto proporzioni allucinanti.
- In questo contesto si può considerare con maggiore oggettività il tema della illegalità.
L’illegalità è ormai “pervasiva”, investe tutti i ceti sociali, tutte le strutture del consorzio umano. E’ difficilmente identificabile con una categoria specifica di persone.
E’ “organizzata” non soltanto nei suoi clan, ma anche come forma di vita sociale, che fa parte di una modalità diffusa di comportamento, di una concezione stabile della convivenza civile.
Si potrebbe parlare di illegalità “strutturale”, nel senso che si configura come un sistema di vita: è la “deresponsabilizzazione” delle singole persone.
Allora si ha la illegalità più insidiosa e devastante, quella che tranquillizza la coscienza, perché la porta a riconoscere come unica legge quella dell’interesse personale.
Viene così compromessa tutta la “morale”.
Propriamente l’attività illegale distrugge la morale.
Una convivenza umana e umanizzante vive dell’esercizio della legalità. Ma non c’è senso della legalità se la propria vita non è moralmente impegnata.
- Le “leggi” che dovrebbero nascere come espressione di giustizia e di promozione di tutti i diritti della persona, sono spesso il frutto della contrattazione delle parti sociali più forti, che vanificano le istanze delle classi sociali più deboli.
Alcune leggi sono anzi per sé ingiuste, si pensi a quella attuale della immigrazione, e favoriscono l’illegalità, invece di deluderla.
La legge non fa morale, non produce cioè l’urgenza di valore di cui l’uomo ha bisogno per vivere.
Occorre una “coscienza”. Una coscienza che conosca i principi e i beni radicali della vita.
E questa coscienza deve diventare la verità di ogni persona umana.
Le Scritture dicono che “nessun uomo è profano o immondo” (At.10,28). Ogni uomo, cioè, è sacro e integro.
Il testo rivelato aggiunge che Dio con il “suo amore eterno” (Ger.31,3) “non fa preferenze di persone”. Anzi “ogni uomo a qualsiasi popolo appartenga è bene accetto a Dio” (At.10,34-35).
L’illegalità proclama il diritto della forza, escludendo la forza del diritto.
Nega pertanto il valore della persona, depositaria del diritto.
L’illegalità è sempre violazione d’umanità.
La chiesa deve contrastare queste forme di avvilimento della società, perché nella depressione civile c’è lo smarrimento dell’uomo.
E la salvezza dell’uomo è il tutto della chiesa: “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore” (Rm.13,8-10).
Ecco: “pieno compimento della Legge è l’amore”.
“Amare” quindi comprende tutta la morale e comprende tutta la giustizia.
E nessuno può educare ed agire per il “pieno compimento della Legge” se non quella centrale dell’amore che è la chiesa.
Essa ha il compito di creare le “coscienze” che corrispondano alla “voce”, alla volontà del Signore.
Si può dire, perciò, che cominciando dai ragazzi, la chiesa dovrebbe usare il “catechismo della legalità”, accanto al catechismo della fede.
Solo la chiesa infatti può far capire che il compito e la finalità dell’ordinamento sociale provengono dall’uguaglianza originaria di tutti.
E la morale, a fianco della legalità, si pone a norma di ogni persona, per sostenere i suoi valori e le sue esigenze, e per proteggere sempre i diritti di tutti e di ognuno.
La nostra società rimane corrotta, e legittimata nella sua corruzione, se i responsabili non pagano di persona per un vero riscatto morale di essa.
Il discorso della conversione, oggi, si fa sulla strada, dove ogni persona si impegna a difendere il bene dell’altra.

† Raffaele Nogaro

TRE GIORNI di Mobilitazione ANTIRAZZISTA a Caserta.


Comunicato Stampa


In occasione della TRE GIORNI di Mobilitazione ANTIRAZZISTA prevista per il 04/05/06 Ottobre a Caserta promossa dal Movimento dei migranti e dei rifugiati, dal Centro Sociale ex canapificio, da Nero e Non solo, Arci, Cidis, Caritas, Azione Cattolica, Padri Sacramentini, Casa Rut, CGIL e tanti altri, il Vescovo di Caserta Mons. Raffaele Nogaro ha inviato agli organizzatori ed ai partecipanti all’iniziativa antirazzista l’allegata lettera.
In questo momento complessivamente difficile per il nostro territorio per le tante emergenze che lo attanagliano il Presule casertano affronta con la Sua consueta passione il tema tragicamente attuale (che interroga tutti noi molto piu’ di quanto siamo portati ad ammettere), quale quello della illegalità che mortifica l’obiettivo cristiano del bene comune e dell’amore incondizionato al prossimo.
Profetici alcuni passaggi: “L’illegalità proclama il diritto della forza, escludendo la forza del diritto. Nega pertanto il valore della persona, depositaria del diritto. L’illegalità è sempre violazione d’umanità. La chiesa deve contrastare queste forme di avvilimento della società, perché nella depressione civile c’è lo smarrimento dell’uomo.”
. Nella serata di Sabato, la Caritas diocesana, con il Vescovo Raffaele Nogaro ha promosso una veglia interreligiosa per le vittime del mare.


Caserta 3 Ottobre 2008.


-caritas diocesana casertana - azione cattolica casertana - acli caserta –

S.FRANCESCO, UNA FESTA POLITICA O RELIGIOSA?


Cancello Arnone. Da pochi anni la comunità di Cancello Arnone si ritrova con una festa che si può definire politica, stiamo parlando della festa patronale di San Francesco d’Assisi ricorrente il quattro ottobre. Tale festa fu istituita da una delle due amministrazioni Ambrosca per far si che si rispettasse legge che prevede che un giorno all’anno ogni città si fermi per festa patronale quindi e la data ufficiale per Cancello Arnone è il quattro ottobre. Nel nostro piccolo centro una festa patronale è quella sentita dal cuore dei cittadini, quella festeggiata con celebrazioni religiose. Quali sono le celebrazioni religiose che si effettuano a Cancello Arnone per San Francesco d’Assisi? In che modo il popolo di Cancello Arnone sente nel cuore la festa di San Francesco d’Assisi? Chi sono coloro i quali si fermano nella giornata del quattro ottobre? Andiamo con ordine e cerchiamo di rispondere a queste domande. A Cancello Arnone, tranne se non cominciamo quest’anno, non vi sono celebrazioni religiose, cioè processioni o messe straordinarie. La nostra comunità sembra non sentire nel cuore la festività del frate di Assisi, anche se è patrono d’Italia. Coloro i quali si fermano sono, per la maggior parte, non privati e quindi a restare chiusi, maggiormente, sono gli uffici pubblici e le scuole. Quando Cancello ed Arnone si ferma per festa patronale? Su questo ci sono due date, perché coloro i quali fanno parte della parrocchia S.Maria Assunta in cielo di Arnone, si fermano il tre febbraio e quelli che fanno parte della parrocchia Regina di tutti i Santi di Cancello, si fermano il due luglio e cioè rispettivamente San Biagio e Madonna della Grazie. Un invito all’amministrazione comunale a dover riflettere e spostare le attività in una di queste due giornate. Se da un lato vi è il fatto di essere in uno stato cattolico, allora la data ideale sarebbe il due luglio, in quanto si onora la Madonna delle Grazie. Dall’altro invece il tre febbraio, S.Biagio, si potrebbe insegnare ai nostri bambini che ci si ferma con la scuola e tutto per festeggiare un Santo, cosa che purtroppo non avviene con San Francesco, poiché in nessuna delle due parrocchie vi è la statua di San Francesco e non vi sono eventi particolari. Altra data potrebbe essere quella del ventitré settembre, giorno di San Pio da Pietrelcina. Quest’ultimo Santo nemmeno è presente con la statua in nessuna delle due Chiese, ma ha una piazzetta a Lui dedicata con la statua. Poi vi è un gruppo di preghiera i cui membri appartengono a entrambe le parrocchie. Questa, quindi, sarebbe la data che le scuole si potrebbero fermare e i nostri uomini del domani, di entrambe le parrocchie,potrebbero capire meglio il significato di festa patronale.

(di Pasquale Leggiero)
Fonte: http://www.lavocedelvolturno.blogspot.com/

Il "miracolo" delle cave.



Maddaloni. Le cave di Caserta e Maddaloni sono diventate montagne verdi dove la flora e la fauna rigogliosamente regnano e dove tutti gli abitanti respirano aria pura attraverso percorsi che si intrecciano tra alberi secolari…: è questo il miracolo della giustizia degli uomini demandati a decidere il destino di un popolo e di un territorio, è questo che leggiamo in una sentenza ingiusta, lontana da quello che è la brutale realtà dei colli Tifatini. La sentenza sulle cave che annulla l’abuso dei cavaioli sconfigge la giustizia ma non lo scempio che è sotto gli occhi di tutti i casertani a prescindere dal ruolo che rivestono. I pezzi di montagna mancanti, gli scavi e le voragini non sono opera dei cittadini comuni costretti al rispetto delle regole ma sicuramente dei cavaioli. Chi ha distrutto i nostri colli? Chi sono i responsabili? Possiamo credere che nessuno sia responsabile di uno scandaloso abuso finito nelle cronache nazionali e internazionali. Per chi non è di questa terra risulterebbe assurdo una tale ingiustizia per noi è quasi ordinaria amministrazione. Siamo abituati a guardarci da ogni cosa e da ognuno ma soprattutto a credere in noi . La Magistratura aveva ripristinato un briciolo di fiducia nei cittadini di Centurano e San Clemente che si annulla con questa sentenza. Ma attenzione questa non è la sconfitta dei cittadini e delle loro verità comprovate da uno scenario agghiacciante anche alla vista, questa sentenza rappresenta un pericolo per la comunità, per tutti i casertani che hanno subito per anni un’attività svolta senza controllo, per tutti coloro che oggi nel totale sconforto sono costretti a chiedersi se c’è una differenza tra chi subisce e chi abusa. E’ un fatto clamorosamente grave che tende ad annullare quei sani principi e valori morali che appartengono alla gente comune. E’ una sentenza pericolosa per il nostro territorio e per la nostra gente sopraffatti ancora una volta da un sistema che sfugge da qualsiasi logica e comprensione che appartiene al comune cittadino. Non ci è dato di entrare nei tecnicismi giuridici ma ci chiediamo come sia stato possibile che siano caduti tutti i capi di accusa di fronte a ciò che balza agli occhi e di fronte al quadro probatorio fornito dai pubblici ministeri. A chi dobbiamo rivolgerci se non ci sentiamo tutelati dalla Magistratura? Saremmo dovuto morire tutti quanti di tumore per avere un briciolo di giustizia? Ma se non è dimostrato il danno alla salute chi potrebbe mai credere che non ci sia quello all’ambiente? E’ questa la giustizia pericolosa che annulla la giustizia. Può esserci una tale disparità tra la guardia di finanza, l’istituto geografico militare, il tribunale del riesame, la corte di cassazione, la pubblica accusa e il sentenziato di ieri? Come è possibile che da una parte il p.m. chiede fino a 12 anni di carcere per gli imputati e dall’altra vengono assolti perché il fatto non sussiste? Come è possibile che la guardia di finanza di Caserta elogiata a livello nazionale per l’encomiabile lavoro svolto sia depauperata tout court? Come è possibile che l’Istituto geografico militare di Firenze abbia potuto sbagliare nei suoi rilevamenti? A chi dobbiamo credere? Sicuramente a noi stessi testimoni dei continui abusi subiti. Questa sentenza per noi non assolve i colpevoli ma indebolisce quei valori intrinseci di una società sana e qualunque siano le motivazioni. Questa sentenza rappresenta per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di librare lo sguardo verso i menomati Tifatini una vera e propria tragedia.


di Giovanna Maietta, Presidente Comitato Parco Cerasola-Centurano

Fonte:www.corrieredisannicola.it

Il comune inaugura proprio sito internet.


SAN MARCO EVANGELISTA – Come annunciato anche nel corso della campagna elettorale, il sindaco Gabriele ZITIELLO ha mantenuto la promessa. Da oggi, il Comune ha finalmente un proprio sito internet. E’ sufficiente cliccare su www.comune.sanmarcoevangelista.ce.it per accedere al nuovo portale e, attraverso di esso, alla casa comunale. “Un sito internet” – ha affermato Gabriele Zitiello (nella foto) – “è uno strumento veloce, utile e agevole di comunicazione con i cittadini e, allo stesso tempo, anche garante di una continua trasparenza amministrativa. E trasparenza ed informazione - sono stati due punti cardine del nostro programma elettorale e delle mie linee programmatiche, pilastri di una Amministrazione che si possa dire veramente in filo diretto con i cittadini”. E questo portale è un filo diretto “bi-direzionale” di comunicazione fra l’Ente e il cittadino stesso. Il nuovo sito, infatti, garantisce l’informazione puntuale con la pubblicazione in tempo reale di comunicati stampa ma anche di delibere di giunta e di consiglio comunale, contiene i regolamenti comunali, le linee programmatiche del sindaco e l’intera struttura comunale sia da punto di vista politico che amministrativo, con la composizione della giunta, del consiglio comunale, delle commissioni consiliari e degli apparati burocratici. È possibile, inoltre, sfogliare il magazine comunale, il giornalino gratuito distribuito periodicamente dall’amministrazione (lo si può ora ricevere anche direttamente a casa, via mail, “prenotandosi” direttamente sul portale del Comune). Informazione e trasparenza, dunque, perché il cittadino sappia – in qualunque momento e direttamente da casa sua – cosa succede nella casa comunale. Ma non è più solo il Comune a dare informazioni: con il nuovo sito, infatti, potranno essere gli stessi utenti a far sentire la propria voce nei confronti degli organi politici e della struttura burocratica e amministrativa, spesso percepita come distante dalla popolazione. Sarà sufficiente un semplice clic, per comunicare direttamente con il primo cittadino. Sono inoltre on line tutte gli indirizzi di posta elettronica degli assessori e degli uffici per poter chiedere spiegazioni, avanzare suggerimenti, critiche e proposte. Ricca anche la sezione dedicata alla città: cenni storici ripercorrono la storia di San Marco e delle “masserie”, è possibile reperire informazioni sulle strutture locali di accoglienza ed è allestita una galleria fotografica che aspetta di essere arricchita con gli scorci più belli del paese che i cittadini volessero inviare al sito.


NUNZIO DE PINTO

Le poesie di Paolo Pinelli alla Mamma Sofia.




Per gentile concessione del Sig. Paolo Pinelli (nella foto) pubblichiamo alcune sue poesie inedite.






V atto
Dalla porta accanto mi affaccio
E vedo la tua apparizione,
mi afferri stringendo forte con la tua mano,
ed io con le lacrime agli occhi
sussurro e grido dalla gioia e dal dolore.
La tua ombra mi segue sempre ed ovunque
E non mi lascia mai.
Mi incanto a guardare te e mi chiedo “sei proprio tu”
Regina del mio cuore e Divino amore.
Poi in un mentre sei scomparsa
Come una nuvola di fumo,
così ti ho perduta
ancora una volta e
sono rimasto solo
accanto ala porta
come prima, forse ancora più di prima.

Paolo Pinelli

A mia Madre Sofia




Il passato sembra ieri,
sei nel mio cuore
il mio pensiero è sempre la che
mi tormenta giorno e notte;
vorrei afferrare la tua mano
per stringerla a me.
Una stella, una stella che
Brilla in mezzo al mare,
quella stella Mamma sei tu
che guardi dal cielo e
si specchia in te.
Tuo figlio Paolo …. Un bambino mai cresciuto.
Ciao mamma

Paolo Pinelli

Atto VII




Mille catene si possono spezzare
E non questo amore,
l’unico amore eri tu per me.
La notte non passa mai
Arriva il giorno e vedo il sole
Che nasce guardando te
E illumina il tuo viso e con
quel viso si trasforma in noi la realtà
Mi riappari in mente
E da lassù dea celeste mi abbracci sorridendo
Come un bambino mi dici figlio mio
Vorrei portarti con me ma ora no,
stai crescendo sempre di più, così con la speranza
verso un domani troverai l’amore,
io lo so sei prigioniero di un sogno
che ti tormenta da sempre
non ti lascia mai dormire; tu che desideravi da tempo
e col tempo mi troverai accanto a te
nel letto d’oro come una dea terrena.

Paolo Pinelli


IX Atto




Mamma “amore mio”
Il vuoto della mia vita
È immenso come il mare
La notte è buia
Non c’è più luce nella mia stanza
Eravamo un corpo e un’anima,
sono come un bambino
che ha paura della sua ombra,
si può rassegnare senza te?
E quando anche questa ultima triste storia finirà,
finalmente la mia anima
si unirà alla tua
nell’oblio delle cose terrene
per sempre,
Tuo Figlio Paolo
Crescendo di più
Sarà ancora una volta
Il tuo angelo custode.
Allora come ora
Paolo …. Eterno ragazzo.

Paolo Pinelli