Caiazzo. Secondo il vescovo di Alife Caiazzo, circa l'80% dei nuovi sacerdoti ignora le attuali modalità di sostentamento del clero. Questo, almeno, sembra evincersi da una lettera presentata agli altri vescovi da monsignor Pietro Farina (nela foto), presidente del comitato per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, divultaga dall'agenzia di stampa d'ispirazione ecclesiastica "Adista" nel contesto di una nota di seguito riportata integralmente: “Non abbiate pudore a chiedere soldi”: lettera della Cei ai cattolici per rilanciare il sostegno alla Chiesa. Venti anni fa - in seguito alla revisione, nel 1984, del Concordato tra Stato e Chiesa - nasceva l’otto per mille, un sistema che ha assicurato regolari e ingenti risorse economiche alla Chiesa cattolica ma che, negli ultimi tempi, sembra vivere un momento di stanchezza, a causa dell’assuefazione, se non della disaffezione, dei fedeli (vedi notizia precedente). Eppure, poiché diminuiscono anche le offerte deducibili ai sacerdoti (192mila offerte per un totale di 21,4 milioni di euro nel 1998, 172mila offerte per 16,8 milioni nel 2007), la Chiesa punta molto sulle firme dei contribuenti per il proprio finanziamento. Proprio per questi motivi, e per rilanciare il sostegno economico alla Chiesa – anche nelle sue motivazioni teologiche, ecclesiologiche ed etiche -, i vescovi italiani hanno deciso di scrivere una lettera a tutti i cattolici, laici, preti e religiosi. Il testo - intitolato Sostenere la Chiesa per servire tutti. A vent’anni da Sovvenire alle necessità della Chiesa. Lettera dell’Episcopato a vent’anni dall’avvio del nuovo sistema di sostegno economico alla Chiesa cattolica in Italia – è stato elaborato ed emendato durante la 58.ma Assemblea generale della Cei svoltasi lo scorso 26-30 maggio e dovrebbe essere presentata ufficialmente il prossimo 14 novembre (ventesimo anniversario del primo documento della Cei: Sovvenire alle necessità della Chiesa, pubblicato nel 1988). Adista è venuta in possesso della lettera ed è in grado di anticiparne i contenuti. Scrivono i vescovi: “Nonostante i timori iniziali legati all’introduzione del nuovo sistema, che comportava la rinuncia alla ‘congrua’ e ai fondi per l’edilizia di culto, cioè a forme di finanziamento automatico da parte dello Stato anche a titolo di risarcimento rispetto alle leggi eversive del patrimonio ecclesiastico, i frutti sono stati confortanti” e “la Chiesa ha potuto disporre di risorse costanti”. “A uno sguardo attento, emergono però nuovi timori, figli in gran parte della tentazione dell’assuefazione. Nulla, in realtà, è definitivamente acquisito e sarebbe un grave errore affievolire la tensione propositiva, rinunciando a educare al dovere del sovvenire e alla promozione di una mentalità ecclesiale di partecipazione e corresponsabilità” che “investe ogni dimensione della vita cristiana, compreso il reperimento dei beni materiali necessari per vivere”. “Partecipare alla vita della Chiesa vuol dire perciò condividere anche i beni materiali e il denaro”, scrivono i vescovi. Quindi, si legge nella lettera, sacerdoti, religiosi e catechisti non devono vergognarsi o avere paura di chiedere soldi: le motivazioni del sostegno economico alla Chiesa “devono essere costantemente richiamate nella catechesi, negli itinerari formativi, nell’insegnamento teologico. Dovremmo forse superare quell’eccessivo pudore che ci induce a tralasciarle nella predicazione abituale: ben diverso era, su questi temi, lo stile degli Apostoli”. Un pudore che, aggiungono i vescovi, alimenta l’assuefazione e la disaffezione da parte dei fedeli: “troppo basso” è infatti “il livello di coinvolgimento dei fedeli nel sostentamento del clero attraverso le apposite offerte deducibili (che sono del tutto volontarie, a differenza dell’otto per mille che va obbligatoriamente versato, ndr), troppo alto il rischio dell’assuefazione, che non favorisce la partecipazione consapevole dei fedeli e tende a spostare l’asse portante del sistema verso l’otto per mille”. La lettera si chiude con tre “raccomandazioni specifiche ai fedeli, nelle loro diverse condizioni di vita”: ai laici, dopo i ringraziamenti per quanto elargito in questi venti anni, viene chiesto di continuare a sostenere economicamente il clero con le offerte e la Chiesa cattolica con la destinazione dell’otto per mille; ai seminaristi di studiare e approfondire “le motivazioni teologiche e pastorali che sono alla base del sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia e i concreti meccanismi del suo funzionamento” per poter poi essere in grado “di accompagnare con convinzione e lealtà le comunità che vi saranno affidate” (anche perché, presentando il testo della lettera agli altri vescovi, mons. Pietro Farina, vescovo di Alife-Caiazzo e presidente del Comitato per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, spiega che “solo il 22% del seminaristi arriva al sacerdozio con una buona conoscenza dell’attuale sostegno economico alla Chiesa e al clero”); e ai presbiteri di non “avere ritegno ad affrontare questi temi con i fedeli, garantendo al contempo la massima trasparenza nel far conoscere la situazione economica e i conti delle nostre parrocchie e di tutte le realtà ecclesiali”. (l. k. - fonte: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=43283)
Fonte:teleradionews